Mosio: la bonifica è conclusa ma i conti non tornano
A sei anni dall’avvio, smontato il cantiere che ha pulito dai veleni le Valli di Mosio. Ma la commissione d’indagine sull’ufficio tecnico trova 223mila euro non pagati
Francesco RomaniACQUANEGRA SUL CHIESE. La bonifica dell’area inquinata delle Valli di Mosio si è definitivamente conclusa. Smontati gli ultimi cantieri e partiti i macchinari, restano i terreni ripulito dai veleni, ma anche il caos nei conti economici. Un ginepraio per sbrogliare il quale nel maggio scorso il segretario comunale decise di nominare una «Commissione d’indagine conoscitiva» sulle problematiche inerenti l’Ufficio Tecnico. L’esito è stato formalizzato in questi giorni. All’appello dei pagamenti mancano, secondo l’estensore della relazione, il geometra Manuel Cagiada, oggi responsabile del servizio tecnico comunale, oltre 223mila euro. In cassa, sono stati però trovati oltre 123mila euro di residui non giustificati. E il Comune ha chiesto alla Regione a sbrogliare questa intricata matassa.
La bonifica di parte delle torbiere di Valli era iniziata nel 2012 dopo la lunga fase di “caratterizzazione”, ovvero di individuazione delle sostanze tossiche interrate e dell’area contaminata. Un inquinamento causato, secondo le risultanze, dall’ex Flucosit di Asola, petrolchimico che interrò abusivamente in diversi siti gli scarti delle lavorazioni (catrami, benzolo ecc). Veleni che ora sono stati rimossi grazie ad un maxi contributo regionale da 7,5 milioni di euro. Ci sono voluti però sei anni di lavoro, principalmente perché la ditta risultata vincente del primo appalto, la grossetana Agrideco Srl, nel 2015 fu fermata da una interdittiva Antimafia che rilevò nella ditta «profili di infiltrazione mafiosa». Tutto da rifare, dunque e bonifica ripartita solo con una ditta che si sostituì a quella fermata.
La conclusione del lavoro, che ha asportato 6.500 tonnellate di terreni, dei quali 2.800 di rifiuto pericoloso, non si è accompagnata però dalla chiusura dei conti. Alla partenza della Commissione d’indagine interna sono seguite le dimissioni dell’allora responsabile dell’area tecnica, Mauro Perini. Dimissioni poi ritirate, ma ritenute valide e sulle quali è aperto un contenzioso giudiziario. La commissione ha indagato per mesi alla ricerca delle prove dei pagamenti. Una attività ricognitiva che ha ricostruito in modo completo tutte le vicende economiche. In particolare i 12 stati di avanzamento lavori con le spese aggiuntive in base ai quali la Regione ha erogato tre pagamenti attraverso decreti di stanziamento, l’ultimo dei quali risale all’aprile scorso. Ma 15 fatture risultano pervenute e non pagate. Di queste: due, da 248mila e 211 mila euro chieste da Agrideco, «pur con evidenti vizi di forma e di contenuto non sono state rifiutate»; otto sono «dovute e non rendicontate»; 5 risultano pagate o rendicontate solo in parte. Un caos, insomma, sul quale il Comune ha voluto fare chiarezza. «L’intento è quello della massima trasparenza - spiega il sindaco Monica De Pieri -. Una volta che abbiamo ottenuto il quadro chiaro, abbiamo chiesto alla Regione come comportarci: visto che dobbiamo fare pagamenti, ed abbiamo dei soldi in cassa, vogliamo sapere se si potranno compensare entrate ed uscite, anche se frutto , alla fine, di disallineamenti contabili. Solo così, chiuderemo definitivamente la partita e in perfetta trasparenza anche contabile». —
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