Grana padano dop, le forme non erano illegali
Assolto perché il fatto non sussiste il legale rappresentante del caseificio “La Motta”: erano tutte in stagionatura
Giancarlo OlianiRODIGO. Era finito a processo con l’accusa di aver prodotto illegalmente 377 forme di Grana padano, prive della cosiddetta placca di caseina, requisito fondamentale e obbligatorio previsto dal disciplinare di produzione del Dop Grana Padano. Ieri pomeriggio il giudice Francesca Grassani ha assolto, perché il fatto non sussiste, Giacomo Bergamin, 84 anni, legale rappresentante del caseificio La Motta di Rodigo. Le 377 forme che erano state accatastate in un locale sotterraneo del caseificio sono regolari. Si trovavano là per la stagionatura. I fatti, lo ricordiamo, risalgono al 9 aprile di cinque anni fa. Quel giorno i carabinieri del Nas entrano nel caseificio per un controllo. L’ispezione dà esito positivo ma uno dei militari mentre sta per uscire nota un ascensore. Chiede a Bergamin a cosa serva e dove conduce.
Scendono nel sottosuolo e si trovano nel bel mezzo di un locale dove, su apposite scalere, sono riposte 377 forme di Grana padano per la stagionatura. Tutte quante riportano i segni distintivi del Grana Padano (fasciatura d’origine) ma sono prive della cosiddetta placca di caseina. La placca di caseina è un piccolo dischetto che riporta un codice composto da numeri e lettere che contraddistingue ogni forma di Grana padano Dop.
La placca viene inserita sulla superficie piatta della forma di Grana padano Dop al momento della formatura e diventa un tutt’uno con la crosta. In questo modo, ogni forma ha il suo codice identificativo che ne garantisce la tracciabilità. Per il giudice non c’ è stata alcuna violazione . Tutto è avvenuto nel rispetto delle regole.
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