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Attese infinite: con 651 giorni va a Mantova la maglia nera dei processi civili

A Cremona ce ne vogliono 425 e la media europea è di 233 giorni. Il presidente della Corte d’Appello: «Sos carenza di organici». Calano i furti in abitazione ma aumentano le rapine

Rossella Canadè
2 minuti di lettura

BRESCIA. Mantova maglia nera per i processi civili. È il dato più rilevante emerso dalla relazione del presidente della corte d’Appello di Brescia Claudio Castelli in occasione dell’apertura ufficiale dell’anno giudiziario, il 26 gennaio a palazzo Zanardelli. Tempi medi di definizione più lunghi degli altri tribunali del distretto che, oltre a Brescia, comprende anche Bergamo e Cremona: 651 giorni contro i 425 di Cremona, e tripli rispetto alla media europea di 233 giorni.

«Una situazione critica anomala - ha precisato Castelli - perché Mantova nel civile è sempre stata un’eccellenza». La causa? «Un’eccezionale scopertura di organico dei magistrati che per motivi diversi, ma coincidenti nel tempo, ha privato il tribunale di 6 di loro: oltre il 30%». In generale nel distretto che fa capo a Brescia l’amministrazione della giustizia tiene duro «con poche risorse e molto impegno».

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Anche per quel che riguarda il settore amministrativo, pur con le nuove assunzioni, a Mantova ci sono state 4 perdite. Nel settore penale, invece, il numero dei procedimenti che arriva nei tribunali, «pur in un quadro generale di diminuzione, grazie sia alle azioni di prevenzione delle forze dell’ordine, sia all’impegno per le lezioni di legalità nelle scuole» sottolinea Castelli, resta superiore alla capacità indicativa di definizione: a Mantova 1.585 contro 1.250.

In questo modo si crea un forte arretrato, che porta a fissare i processi a distanza di mesi, se non di anni, con un effetto negativo sia per gli imputati, costretti a tenere un carico pendente, sia per gli esiti, che si fondano su testimonianze meno precise a causa del tempo trascorso.

In tutto il distretto è critico il fronte della sicurezza sul lavoro: aumentano le lesioni colpose, gli infortuni mortali. A Mantova i reati per violazione delle norme di sicurezza sono stati 95 (62 l’anno precedente). Più reati ambientali, in particolare per i rifiuti e l’inquinamento atmosferico: a Mantova 117.

Si alza anche il numero dei reati contro la libertà sessuale: a Mantova 123 contro gli 84 dell’anno precedente. Due i trend criminali da sottolineare: l’aumento dei reati in materia tributaria, con evasioni di milioni di euro (a Mantova 181 contro 104) e i furti in abitazione, «per cui l’individuazione dei responsabili è estremamente difficile» ammette il presidente, promettendo di organizzare presto «un focus specifico».

Mantova qui è in controtendenza: i furti impuniti sono stati 3.637 su 4.393 totali contro i 7.206 dell’anno precedente. Aumentate però le rapine: 113 contro 88. Sulla prescrizione, argomento molto dibattuto in questo periodo, Castelli, dati alla mano, sostiene che la normativa che verrà introdotta nel 2020 avrà un impatto molto limitato, «incidendo unicamente in Corte d’Appello».

A Mantova la prescrizione si è verificata nello 3,05% dei casi in dibattimento, nell’8,92% nell’ufficio del Gip e nel 4,36% in Procura. Prioritario l’intervento giudiziario sui minori, in cui è fondamentale accorciare i tempi della giustizia, per rispettare l’esigenza rieducativa. Ad aprire una situazione di crisi in tutti i tribunali sono i procedimenti di protezione internazionale.

I reati in materia di immigrazione a Mantova sono stati 118. Un argomento che scalda la relazione di Castelli: «Il sistema non funziona. Non funzionava prima, con i tempi che si erano dilatati, producendo clandestini in tutti i casi in cui le domande venivano respinte - ha proseguito il presidente - gli Sprar e le procedure di integrazione riuscivano a controllare e aiutare le persone, ma una volta respinte definitivamente le richieste dopo anni li condannava alla clandestinità».

E oggi è peggio. «L’abolizione degli Sprar in tutta la fase predecisoria vorrà dire semplicemente negare a decine di migliaia di persone i diritti fondamentali, ma anche sotto il profilo della sicurezza e del controllo del territorio vorrà dire perdere contatto con le decine di migliaia di persone che non avranno alcuna scelta diversa dalla clandestinità».

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