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Formaldeide ed effetti a Viadana: nuovo botta e risposta

Il comitato scientifico Saviola e Frati contro la vecchia indagine: «È imprecisa». La replica degli ambientalisti: fiducia negli studiosi, e noi non facciamo certo gli allarmisti

Riccardo Negri
1 minuto di lettura

VIADANA. La questione formaldeide continua a tenere banco: mentre il mondo ambientalista ribadisce di non aver mai voluto creare allarmismi, il comitato scientifico dei gruppi industriali Saviola e Frati auspica che, nell’ambito dell’indagine ambientale-epidemiologica “Viadana3” (in corso), «si raggiunga una più precisa definizione delle correlazioni tra esposizione e conseguenze di tipo sanitario».

Le aziende a suo tempo avevano già protocollato un’analisi critica dello studio “Viadana2”, contestandone metodo ed esiti. «Quel lavoro – dice Carlo Zocchetti (epidemiologo del comitato scientifico Saviola-Frati) – studia le distanze dalle sedi industriali, non la formaldeide. Nel contesto outdoor viadanese, non si raggiungono concentrazioni di formaldeide tali da provocare effetti sanitari: le patologie considerate (riniti e reazioni allergiche nei bambini) non sono conseguenze specifiche della formaldeide, ma hanno cause multifattoriali; ciò nonostante, non è stata considerata la concentrazione cui viene esposta indoor la popolazione pediatrica (in casa essa risulta molto superiore rispetto all’aria aperta), non sono state studiate le abitudini di vita, e non si è considerato il fatto che le aziende del pannello di Viadana e Pomponesco sono prossime ai centri urbani, con tutte le fonti emissive collegate (attività produttive, camini, traffico, eccetera)».

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Da qui la richiesta del comitato scientifico interaziendale di una più precisa analisi, nell’ambito delle studio “Viadana3”, delle correlazioni tra i possibili fattori di rischio ambientale e le conseguenze sulla salute della popolazione presa come campione.

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Sulla sua pagina facebook, l’associazione “Noi Ambiente Salute” ribadisce invece massima fiducia negli autori delle indagini ambientali-epidemiologiche: «Il “Viadana2” era stato firmato dal Servizio epidemiologico dell’allora Azienda sanitaria locale mantovana in collaborazione col Dipartimento di salute pubblica e medicina di comunità dell’università di Verona (sezioni di Epidemiologia e Statistica medica e cattedra di Tossicologia)».

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L’associazione ha illustrato nei giorni scorsi all'Europarlamento una petizione per chiedere l’introduzione di limiti più stringenti sulla produzione di formaldeide. «E non per fare allarmismo – dice il relatore Luigi Gardini – ma sulla base dei dati ufficiali», come il fatto che nel Viadanese si produca il 12 per cento dei 4 milioni di tonnellate annue di formaldeide prodotti in Europa.

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