Aree allagabili con le piene: scatta la rivolta dei sindaci
Bocciato in partenza il progetto di tracimazione controllata degli argini maestri: «Sarebbe la morte economica e sociale della zona, non siamo area di serie B»
Francesco RomaniSAN BENEDETTO PO. No deciso dei sindaci del Basso Mantovano all’ipotesi di sperimentare zone di “tracimazione controllata” dove far esondare il Po dagli argini maestri. Un’azione pensata in casi estremi, nell’ipotesi le contromisure precedenti, come l’allagamento delle casse di espansione e delle golene non sortiscano effetto, ma che preoccupa fortemente i primi cittadini che il 15 si ritroveranno a San Benedetto Po. «Ci opporremo in ogni modo - dicono - Perché il nostro territorio va salvaguardato nel suo insieme. Ci rifiutiamo di pensare si possano individuare zone da sacrificare in caso di piena».
Il punto di partenza è questo. Gli argini da secoli sono costruiti per contenere l’acqua dei fiumi anche in caso di innalzamento dei livelli. Sono sempre stati rialzati ed oggi hanno forse raggiunto il loro limite fisico rendendo complessi ulteriori sopralzi. Inoltre questi terrapieni stanno in piedi se l’acqua spinge lateralmente. L’esperienza dice che nelle 200 piene degli ultimi due secoli, quando l’acqua ha iniziato invece a sormontare, cioè a scorrere sopra per l’aumento del livello, il terrapieno è crollato. E il crollo di un argine maestro del Po sarebbe una catastrofe. Per questo, utilizzando parte del finanziamento da 15 milioni di euro che lo scorso settembre la Regione ha dato ad Aipo per rialzare gli ultimi 7 tratti di argini mantovani più bassi si è previsto di sperimentare una “tracimazione controllata”. Studiando, in sostanza, come rafforzare un tratto di argine per farlo resistere anche al sormonto delle acque, consentendo una fuoriuscita in aree definite senza che si provochi il crollo del terrapieno. Per questo si è costituita già una cabina di regia che comprende le regioni Lombardia ed Emilia, Aipo ed Autorità di bacino. Per fare cosa?
Per ora si tratterebbe solo di sperimentare un argine a tenuta, ma poi si passerebbe all’applicazione, quindi all’individuazione dei tratti “tracimabili”. E la preoccupazione forte è nel Sinistra Secchia dove la conformazione del territorio, circondato da argini ne farebbe sulla carta il luogo migliore per allagamenti controllati.
«Sarà anche uno studio ai primi passi - dice il sindaco di San Benedetto Po Roberto Lasagna - ma occorre fermarlo sul nascere perché è assurdo pensare di sacrificare e rendere allagabili zone fuori dagli argini maestri. Chi deciderà dove far tracimare? È sbagliata proprio come idea di fondo. I nostri abati del monastero di San Benedetto spesero la loro vita per redimere queste terre dalle acque e le difesero innalzando gli argini maestri. Si prosegua su questa strada». «Dichiarare alcuni territori come allagabili, vorrebbe dire condannarli a morte - rincara la dose Claudio Terzi (Gonzaga) - perché nessuna ditta si insedierebbe». «Abbiamo territori agricoli di pregio, paesi, un’economia florida - conclude Luca Malavasi (Quistello)- non possiamo permettere che passi questo progetto. —
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