CASTIGLIONE DELLE STIVIERE. Una tesi di laurea, in discussione il prossimo mese di marzo allo Iuav di Venezia, prova a pensare una riconnessione del quartiere Cinque Continenti al tessuto urbano di Castiglione. Autori del lavoro due giovani futuri architetti, Evelin Bignotti, classe 1990, di Castiglione delle Stiviere, e Stefano Nuzzo, classe 1991, di Asolo. I due si sono incontrati a Venezia, dove studiano alla facoltà nella quale insegna ed è rettore Alberto Ferlenga, castiglionese, figlio del pittore Franco.. «Ferlenga è anche il nostro relatore di tesi, persona che ci ha lasciato e garantito una grande libertà di pensiero e di azione, oltre ad aver creduto subito nel nostro progetto e nella nostra modalità di lavoro, gli dobbiamo un grande grazie».
Un lavoro di tesi che nasce da un'idea forte e radicata nelle convinzioni dei due giovani: «La città contemporanea non andrebbe più riconosciuta solo nella sua forma costruita, ma dovremmo cominciare a pensare a città in carne e ossa. Cosa deve fare oggi l'architettura, dato che è una scienza che si occupa di spazio? Collaborare con chi abita quello spazio. Non si tratta più di far calare progetti dall'alto, separati dalla realtà dei contesti».
Da qui parte un progetto sperimentale che ha portato i due ragazzi a lavorare per diversi mesi nel quartiere.
«Abbiamo parlato con l'amministrazione comunale che ci ha fatto conoscere i progetti attivi nel quartiere oltre a farci incontrare le realtà come Cauto e la Vela che operano da tempo ai Cinque Continenti». I due giovani si sono immersi nel quartiere, «e siamo stati accolti subito dalle persone, anche se chiaramente all'inizio non è stato facile. Abbiamo lavorato con gli adulti, nella prima fase del progetto; poi, dopo alcuni fatti di cronaca, gli adulti si sono allontanati e così abbiamo proseguito con i bambini prima e con gli adolescenti poi».
Progetti e laboratori che i due giovani architetti hanno pensato e realizzato al fine di poter capire come pensare e ripensare il quartiere. «Se questo quartiere viene visto come un cancro, non dobbiamo dimenticare che il cancro è una malattia che deriva da un contesto che è malato e che trasmette malattia all'interno. Ecco perché non abbiamo messo in atto una riqualificazione, ma una vera e propria riconnessione. Il paese e il quartiere devono tornare a dialogare e ad incontrarsi».
La tesi propone, dunque, una serie di interventi, alcuni a basso costo, per attivare questa riconnessione: marciapiedi, piante nuove, assenza di recinzioni, mezzi pubblici, orti, garage, negozi.
«Ci ha colpito la frase di una bambina alla fine di un lavoro: “Anche qui da noi ogni sera c'è un bel tramonto”. Se c'è anche chi crede nella bellezza in questo luogo, allora tutto è possibile». I due ragazzi hanno dato vita anche a una rivista, Abito, che si trova gratuitamente in alcune attività di Castiglione, dove si racconta il progetto.