«Un no ideologico e non scientifico». Ecco il ricorso della Biopig
L’azienda ha chiesto al Tar di avere il via libera all’allevamento
Francesco RomaniSCHIVENOGLIA. Nessuna considerazione tecnica o scientifica alla base del no all’allevamento di maiali proposto dalla Biopig. Una bocciatura basata su un giudizio arbitrario di mancata sostenibilità urbanistica e ambientale che crea disparità di trattamento con altre iniziative. Sono queste le motivazioni alla base dei ricorsi presentati dalla società agricola Biopig Italia che mirano a far togliere lo stop che il Comune ha dato al progetto per insediare un allevamento da circa 10mila maiali, di fatto bloccandolo.
Un no basato su una norma del Pgt che prevede il divieto a nuovi insediamenti di maiali, ma invece li consente per altri animali. E una consultazione comunale nella quale i cittadini si sono espressi a maggioranza per il no all’insediamento. Atti entrambi, secondo Biopig, «esclusivamente demagogici».
La vicenda nasce nel 2016, quando l'azienda veronese della famiglia Cascone, che già possiede nel Comune un allevamento con impianto di produzione biogas, propone un secondo impianto per 10.600 suini allevati in stalle di concezione moderna. Il progetto supera positivamente la Valutazione d’impatto strategico (Vas), ma in paese nascono i primi malumori che portano alla formazione del comitato Gaeta che si oppone alla realizzazione. Poiché il Pgt vieta l’insediamento, serve che il Comune acconsenta ad una deroga. Stretta fra due fuochi, la pressione dei cittadini da un lato e le ragioni dell'azienda dall'altro, l’amministrazione indice una consultazione per verificare le intenzioni della gente.
Al referendum prevale il no e il Comune, coerentemente a quanto promesso, ferma l’iter urbanistico, negando la variante in deroga. L’11 dicembre 2017 il Comune comunica il parere negativo al rilascio del permesso di costruire in deroga. Due giorni dopo si tiene l’ultima conferenza di servizi chiusa con la proposta di rigetto della domanda della Biopig «in presenza del provvedimento negativo espresso dal Comune».
I legali dell’azienda presentano una memoria, che però non convince né la Provincia, né l’Unione dei Comuni Isola Mantovana che ribadiscono il no. I progetto è fermo e la strada si sposta nelle aule di tribunale. I due ricorsi (uno contro la Provincia e uno contro il Comune) saranno discussi congiuntamente il prossimo 14 febbraio al Tar di Brescia. In quella sede, i legali di Biopig faranno valere le loro ragioni basate sulla disparità di trattamento patita dal progetto aziendale.
Se è vero che il Pgt vieta nuovi insediamenti, scrive la Biopig nel suo ricorso, è pur vero che i timori ambientali sono stati smentiti dall'unica indagine eseguita: la valutazione ambientale strategica «che ha smentito il Comune perché si è conclusa con esito favorevole all’insediamento del nuovo allevamento di suini». Riguardo alla consultazione popolare, Biopig la giudica «chiara dimostrazione dell’infondatezza delle ragioni comunali» perché se l’esito fosse stato positivo, il Comune avrebbe dato l’ok all’insediamento. Quindi il divieto del Pgt non era assoluto «ma esclusivamente demagogico».
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