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Da San Marco a Venezia alla metro di Napoli: il Mantova Lab progetta il futuro delle città

Il professor Fregonese è il responsabile scientifico del laboratorio e racconta il lavoro dell’innovativa unità di ricerca di cui è a capo

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MANTOVA. Ha la residenza nella “casa gialla”, come chiamano familiarmente l’edificio gli studenti, del campus universitario. È il Mantova Lab, che lavora su studio, tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio architettonico, territoriale ed ecologico-ambientale; su progetti di architettura e progettazione tecnologico-ambientale alla scala urbana per lo sviluppo di soluzioni orientate alla valorizzazione dell’ambiente e del patrimonio costruito e sui temi dell’inclusività, dell’abbattimento delle barriere architettoniche e degli allestimenti multimediali. L’attuale configurazione del laboratorio prevede sezioni guidate da ricercatori del Polo di Mantova sin dai tempi della sua fondazione: Land Repair Lab, Heritage Survey Technology, Architecture and Urban Design Lab, Laboratorio modelli. Luigi Fregonese, professore associato, è responsabile scientifico del laboratorio di ricerca Mantova e coordinatore della sezione Heritage survey technology, un’unità di ricerca orientata allo sviluppo e alla sperimentazione delle moderne metodologie di rilievo, rappresentazione, catalogazione e gestione dei dati delle architetture e dell’ambiente.

Professore, com’è strutturato il Mantova Lab?

«È un laboratorio interdipartimentale di ricerca che fa capo al dipartimento di architettura, ingegneria delle costruzioni e ambiente costruito e al dipartimento di architettura e studi urbani, e sviluppa attività di ricerca legate al territorio in sinergia con i dipartimenti. La struttura è diversificata per settori scientifico-disciplinari che sono comunque collegati tra loro a seconda dei progetti di ricerca. Ci sono momenti in cui le sezioni sviluppano le attività singolarmente e altre in cui collaborano in progetti multidisciplinari, come ad esempio nel caso dell’allestimento multimediale in Palazzo Ducale e del monumento Sarsinate del museo Archeologico: l’analisi, lo studio sui reperti archeologici ha come prodotti finali le rappresentazioni dei modelli tridimensionali realizzati da He.Su.Tech mentre l’Architecture and urban Design Lab ha sviluppato il progetto dell’allestimento della nuova sala espositiva».

Com’è composto il team?

«Una decina di docenti che svolgono il compito di coordinamento scientifico delle attività, un tecnico, dieci assegnisti di ricerca e gli studenti del dottorato di ricerca».

Quali sono i progetti in corso della sezione Heritage survey technology?

«Attualmente i principali progetti in corso sono: lo studio della Basilica di San Marco a Venezia per la definizione di un modello in scala 1:1 delle superfici interne mosaicate e il monitoraggio strutturale della Basilica (progetto che durerà sino a fine 2019); il progetto col Comune di Napoli per supporto nel rilievo durante lo scavo e la costruzione della linea metropolitana nelle stazioni Piazza Municipio e Stazione Duomo, progetto che durerà sino al 2020».

Che tipo di attrezzature vengono utilizzate?

«Per le ricerche utilizziamo strumenti di acquisizione ad alta risoluzione, camere e laser scanner. Strumenti per la modellazione e la stampa 3D e droni. Consentono di acquisire dati dell’ambiente, del territorio, del patrimonio architettonico, dei siti archeologici e di singoli reperti funzionali alla valorizzazione e alla conservazione del patrimonio».

I servizi sono dedicati solo agli studenti del Politecnico o sono aperti a terzi?

«Il Mantova Lab si occupa principalmente di attività di ricerca partecipando a bandi ma svolge anche attività per conto di soggetti pubblici e privati, sia per predisporre progetti, sia per realizzare modelli e applicazioni. He.Su.Tech. inoltre è coinvolto nell’attività didattica, sia della Laurea triennale sia della magistrale. Sono in arrivo poi attività specifiche di didattica innovativa nel laboratorio finale della laurea magistrale per favorire il trasferimento tecnologico agli studenti».

Progetti per il futuro?

«Prevediamo di continuare il progetto su San Marco (non solo all’interno ma anche all’esterno) e di effettuare lo studio del Duomo di Mantova in collaborazione con la diocesi. Sono inoltre in fase di valutazione alcuni progetti sostenuti da Fondazione Cariplo e la collaborazione alla mostra su Giulio Romano. La sezione di Pianificazione ambientale, coordinata dal professor Peraboni, sta conducendo ricerche sull’abbattimento delle barriere architettoniche nei centri storici. C’è poi un appuntamento per la cittadinanza: la Notte Europea dei Ricercatori-MeetMeTonight 2019, il 27 settembre».

Lei ha assistito alla nascita e alla crescita del Polo di Mantova lungo i suoi 20 anni di vita. Quali sono le prospettive di sviluppo?

«Lavoro nel Polo di Mantova dal 1994, un momento storico in cui il mondo dell’edilizia era molto sviluppato per componentistica e processo edilizio, poi l’attenzione si è spostata sul restauro del costruito. Ora si ragiona sul progetto architettonico nel contesto storico. Le strategie di sviluppo della ricerca devono tenere in grande considerazione l’internazionalizzazione delle nostre attività e la necessità di mantenere un rapporto tra l’architettura e il contesto storico in cui si colloca, incrementando lo studio diagnostico e strutturale nel contesto edilizio storico». —
 

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