MANTOVA. A dare l’allarme alle 5 di mattina era stata una ragazza di passaggio. I vigili del fuoco erano prontamente intervenuti ma ormai le fiamme erano diventate del tutto incontrollabili, alimentate da un forte vento.
I pompieri erano riusciti a salvare la chiesa secentesca, ma la trattoria e parte dell’ex Conventino che si trova sul retro erano andati distrutti.
Era il 18 novembre dell’anno scorso quando la famiglia Bianchi (Lubiam), proprietaria dell’edificio a Susano di Castel d’Ario, aveva esternato profondo rammarico per il violento rogo che aveva in parte devastato il complesso monumentale che aveva salvato dal degrado e successivamente restaurato. In un primo momento si pensò a un corto circuito. Cause accidentali, dissero gli investigatori, forse anche allo scopo di poter indagare più tranquillamente. A distanza di poco meno di tre mesi, però, la verità è venuta a galla e ha il volto di un uomo di 30 anni, R.A. di origine marocchina che lunedì scorso è stato arrestato dai carabinieri alla stazione ferroviaria di Trento dove cercava di fuggire alla cattura dopo l’ordinanza di custodia cautelare emessa il 25 gennaio.
Al termine di una complessa indagine dei carabinieri della compagnia di Mantova è stato ritenuto responsabile dell’incendio doloso ai danni del ristorante “San Giuseppe”, che andò quasi completamente distrutto insieme al conventino.
Gli uomini del luogotenente Di Stefano e quelli del maresciallo maggiore Crisafulli, affiancati dai colleghi della stazione di Castel D’Ario e coordinati dai pm Reggiani e Sabatelli, in poche settimane sono riusciti a dare un nome al piromane, un 30enne pregiudicato e senza fissa dimora, e nel frattempo latitante.
R.A. (i carabinieri hanno reso note solo le iniziali, ndr) dovrà rispondere di incendio e furto aggravato, essendosi impossessato, poco prima di appiccare le fiamme, del registratore di cassa. Ora si trova rinchiuso nel carcere di Bolzano.
Secondo i carabinieri il movente del rogo è da ricercare nella rabbia del soggetto che probabilmente non aveva trovato il denaro sperato. Un gesto del tutto inspiegabile, se non per lasciare un messaggio di disappunto per lo scarso bottino sul quale aveva messo le mani.
I carabinieri di Mantova insieme ai colleghi di Trento sono riusciti ad arrestarlo dopo aver ipotizzato alcuni suoi spostamenti tra Mantova, Brescia e Verona. E alla stazione di Trento gli hanno messo le manette mentre probabilmente cercava di scappare il più lontano possibile dal luogo in cui aveva rubato e appiccato le fiamme.
Il rogo, alimentato dal vento, era divampato in più riprese mettendo a dura prova il lavoro dei pompieri accorsi con quattro squadre che hanno lavorato ininterrottamente per parecchie ore.