Subito argini più alti e sulla tracimazione si sentiranno i Comuni
Primi risultati nel vertice dei sindaci a San Benedetto Po con Aipo e autorità. Nosari: «Ribadiamo il no ad allagamenti controllati»
Francesco Romani
SAN BENEDETTO PO. Il progetto sostenuto da Autorità di bacino ed Aipo che prevede di sperimentare tratti di argine del Po da rafforzare in modo da resistere ad una eventuale tracimazione, viene nuovamente bocciato dai sindaci. Il progetto è stato finanziato già nel settembre scorso dalla Lombardia nell’ambito del piano da 15 milioni per rialzare i 7 tratti degli argini maestri rimasti più bassi. Associazioni agricole e sindaci informati hanno espresso un fermo no. Ma per avere una informazione di prima mano, ieri il Consorzio Oltrepò ha chiesto ai proponenti di illustrare il progetto ai primi cittadini. Meuccio Berselli, direttore dell’Autorità di bacino e Marcello Moretti hanno illustrato la situazione ai primi cittadini.
«Ci hanno spiegato - ha detto il presidente dell’Oltrepò Fabrizio Nosari - che l’ampiezza del bacino del Po, che va dalla Val d’Aosta alle Marche e l’evoluzione climatica, che oggi con bombe d’acqua localizzate può mette in crisi interi territori, impone di studiare soluzioni a piene improvvise e di grande portata. Sinora le armi classiche sono le casse di espansione sugli affluenti e la laminazione delle golene, cioè l’espansione del fiume man mano che aumentano i livelli». Ma proprio le golene oggi risentono dei depositi delle diverse piene, che in certi casi hanno innalzato i terreni di metri rendendo “arma spuntata” queste aree.
«Noi abbiamo ribadito che la soluzione non può essere rendere gli argini maestri tracimabili - conclude Nosari –. Perché nessuna autorità può decidere quali territori saranno allagabili e quali no e in quelli inondabili, di serie B, vi saranno problemi per futuri insediamenti, investimenti ed altro. Aipo ed Autorità di bacino ci hanno garantito che gli argini oggi più bassi verranno tutti rialzati e rinforzati, sia del Destra che nel Sinistra Secchia, rendendoli anche sismicamente stabili, come richiede la nuova normativa. Rendendosi anche disponibili - conclude Nosari - a coordinare con i territori l’ordine degli interventi da fare. Ribadendo che gli argini saranno tutti rialzati alla stessa quota».
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