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Il giudice condanna la banda dei truffatori: nel mirino un orefice

L’acquisto di monili per 6 mila euro con assegni a vuoto. E si spacciavano per promotori finanziari per spillare soldi

Giancarlo Oliani
1 minuto di lettura

VIADANA. Specializzati nella vendita di auto fantasma sono riusciti, nello stesso periodo, a truffare anche un orefice comprando con assegni a vuoto gioielli per oltre seimila euro, per poi rivenderli a un commerciante di oro.

A finire nei guai Dino Allegri, di 46 anni, e Maurizio Bosi di 40, entrambi di Viadana. Con loro Franco Conte, 49 anni di Brescello. Il 20 febbraio il giudice Enzo Rosina li ha condannati, rispettivamente, a otto mesi, un anno e due mesi e a un anno di reclusione.

Tra il novembre del 2015 e il gennaio dell’anno successivo, Bosi e Conte, contattano in un bar di Cogozzo tale A.F., all’epoca 66enne, riferendogli di essere commercianti di auto all’estero e di essere interessati all’acquisto della sua Alfa Romeo 146 del 1996 al prezzo di 6mila euro. Stipulato l’accordo, al pensionato consegnano un assegno postale di seimila euro, a firma di Franco Conte e un foglietto con la scritta “Maurizio Bosi Francesco” con un numero di telefono.

Contemporaneamente si propongono anche come promotori finanziari e lo invitano ad affidare a loro i risparmi, promettendo il 20 per cento di interessi. L’uomo viene convinto ad andare in banca a ritirare la somma di ventimila euro, ma gli vengono consegnati solo 1.500 euro che consegna ai due senza ricevere alcuna ricevuta e con l’accordo che si sarebbero rivisti all’Aci per formalizzare il passaggio di proprietà dell’auto.

Soltanto uno dei due si presenta all’Aci di Viadana, ma trovando sul posto anche la figlia del pensionato, con la scusa che deve andare a prendere il socio, se ne va senza più tornare. In realtà, secondo l’accusa Maurizio Bosi, ha in mente qualcos’altro. Entra in un’oreficeria, sempre di Viadana, e acquista una collana da uomo e una da donna, due braccialetti e diversi anelli per un totale di 6mila euro che paga con sei assegni postali, non incassabili per mancanza di fondi. Ma nel frattempo i monili vengono rivenduti a un commerciante di oro nella stessa Viadana.

Non è finita. I tre contattano una barista di Brescello che sapevano interessata all’acquisto di un furgone. Le propongono l’affare al prezzo di 1.900 euro e come caparra si fanno consegnare 800 euro. Per poi sparire.

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