Professioni sanitarie: boom di richieste da fuori provincia
I cinque corsi dell’Asst di Mantova in continuo sviluppo nonostante il numero chiuso
Giulia BiumiMANTOVA. «Le professioni sanitarie hanno conosciuto negli anni una vera e propria evoluzione e ormai si possono definire professioni della salute a tutti gli effetti». Così la referente per l’orientamento ha introdotto i corsi di laurea con sede al presidio universitario dell’ospedale Carlo Poma: Infermieristica, Fisioterapia, Ostetricia e Logopedia. Le prime legate all’università di Brescia, le seconde all’università di Milano. È presente, inoltre, anche un corso di laurea con sede a Lunetta e realizzato in collaborazione con Enaip Lombarida per diventare educatore professionale ovvero un professionista che sviluppa progetti e interventi educativi che hanno come obiettivo il reinserimento nella società di persone con situazioni di disagio come i disabili o i tossicodipendenti.
Tutte le facoltà sono a numero chiuso. I posti disponibili vengono dichiarati nel bando che esce generalmente a metà luglio. Questi i numeri: 24 posti per Fisioterapia, 65 per Infermieristica, 40 per Educazione Professionale, 15 per Logopedia e 20 per Ostetricia. «Nella maggior parte dei casi – spiega ancora la referente – dobbiamo far fronte ad un numero decisamente maggiore di domande per cui purtroppo siamo costretti a “sbarrare la strada” a tanti studenti. Questo, però, è anche motivo di soddisfazione poichè si tratta di un avvicinamento convinto alle professioni sanitarie, le quali richiedono una buona capacità di relazionarsi con i pazienti senza trascurare la formazione tecnico-scientifica di base». Presenti anche tanti fuorisede da tutta Italia, provenienti, in particolare, da province non lontane dal territorio mantovano. In sintesi, siamo di fronte ad un bilancio decisamente positivo. Un trend confermato anche dai ragazzi.
«Dato che già dal primo anno cominciamo a fare anche i turni di notte, queste facoltà sono ottime “scuole di vita” in quanto dobbiamo imparare a gestire il nostro tempo e i nostri spazi in completa autonomia come ad esempio le ferie in agosto. Anche il fatto di doversi presto calare pienamente nella professione scelta grazie alla presenza di molte ore di pratica è molto utile per non farci trovare impreparati nella costruzione del nostro futuro» commentano quattro studentesse di Ostetricia. Pollice in su anche per quanto riguarda la logistica e il rapporto con gli insegnanti. Tra tanti pregi, spazio anche per qualche piccola nota stonata: «In una realtà piccola come questa, si arriva a conoscersi tutti e questo, talvolta, acuisce la competitività trasformando il presidio in un ambiente più scolastico che universitario. Inoltre, organizzare gli esami non è facile».
Qualche problema anche nell’organizzazione del servizio mensa anche se, in questo caso, le ragazze non attribuiscono colpe all’università. Chiediamo, infine, se è vero che la Medicina e, più in generale, le professioni sanitarie siano una vocazione: «Assolutamente sì – sottolineano le aspiranti ostetriche – se l’autogestione ci aiuta a proiettarci nel futuro, la motivazione ci aiuta ad andare avanti nel presente».
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