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Presi nella notte a Torino i due aggressori: «Hanno sparato al giovane dominicano»

Sono connazionali della vittima, 22 e 32 anni, entrambi pregiudicati. Ancora sconosciuto il movente dell’agguato

Daniela Marchi
2 minuti di lettura

SUZZARA. Ci sono due fermi per il tentato omicidio di Marcos Adonis Jimenez, il 24enne dominicano residente a Terni, ferito all’addome da un colpo sparato a bruciapelo da due uomini che lo ha raggiunto a casa di parenti a Suzzara. I due sono connazionali del giovane ferito (operato, non è in pericolo di vita) e pregiudicati, come del resto la vittima dell’agguato. Sono: Cornelio Tiburcio Abreu, 22 anni e Fernando Adames Deivi, 32 anni; hanno residenza a Desenzano ma di fatto vivono a Terni, così come il ferito.

Subito dopo il fatto di sangue, avvenuto sotto il condominio al civico 1 del piazzale della stazione ferroviaria, i due si sono dati subito alla fuga a bordo di una monovolume Bmw bianca guidata da un terzo complice. Hanno cercato di far perdere le loro tracce, come era comprensibile ma, grazie all’immediata allerta diffusa dai carabinieri del comando provinciale di Mantova in tutta Italia, la loro corsa è durata appena un giorno.

[[(gele.Finegil.Image2014v1) 01_G_WEB]]

Venerdì sera intorno alle dieci, in zona Mirafiori, alle porte di Torino, una volante della polizia in moto, la Pegaso, ferma ad un posto di blocco, vede arrivare un’auto, una Fiat Punto nera, con a bordo tre uomini. Gli agenti la fermano e si fanno consegnare i documenti di tutti gli occupanti; inseriti i nomi nella banca dati nazionale, risulta che due di loro sono ricercati perché probabili autori di un tentato omicidio successo il giorno prima a Suzzara. Sanno anche che sono armati.

Li fanno scendere dall’auto e li perquisiscono: la pistola di piccolo calibro che era stata usata per colpire Jimenez non viene trovata, ma uno dei due passeggeri sospettati, ha in tasca un coltello con una lama di trenta centimetri.

[[(gele.Finegil.StandardArticle2014v1) Sparatoria a Suzzara, è caccia agli aggressori e c'è un testimone]]

I tre vengono subito ammanettati e portati in questura. Da qui parte l’avviso ai carabinieri di Mantova e dal comando di via Chiassi, gli uomini del Reparto Operativo, con in testa il tenente colonnello Carmelo Graci, il tenente Claudio Zanon e il luogotenente Giampiero Noli della Compagnia di Gonzaga, partono subito alla volta di Torino, dopo aver informato il magistrato turno Paola Reggiani e aver ritirato il fermo di indiziato di reato emesso subito dallo stesso pm, con le accuse di tentato omicidio, sequestro di persona e detenzione illegale di arma da fuoco.

[[(gele.Finegil.StandardArticle2014v1) Sparatoria a Suzzara: partito da Terni con la pistola per uccidere]]

All’alba i carabinieri dell’Investigativo sono già a Torino: il fermo viene notificato in questura, dove i tre sono stati trattenuti (uno risulterà poi estraneo ai fatti) e i due sospettati vengono accompagnati su un’auto blindata al carcere delle Vallette. Nei prossimi giorni verranno interrogati da pm e giudice. Ancora sconosciuto il movente, ma è probabile si tratti di un regolamento di conti per traffici che i tre forse avevano in comune.

«Una svolta nelle indagini a tempo di record - commenta in conferenza stampa il comandante provinciale dell’Arma colonnello Fabio Federici - Grazie all’impegno di tutti i nostri uomini». «Il fatto che l’agguato sia stato compiuto a Suzzara - ha precisato il comandante della Compagnia di Gonzaga, tenente colonnello Francesco Garzya - è del tutto fortuito, non c’entra con il contesto locale. L’aggredito è stato raggiunto lì, perché i suoi aggessori sapevano dove trovarlo e forse l’hanno seguito». —


 

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