ASOLA. «Annuncio ritardo. Il treno numero 20304 che da Parma è diretto a Brescia è in ritardo di dieci minuti. Ci scusiamo per il disagio». Inizia così la giornata dei pendolari di una delle tratte ferroviarie peggiori della zona, che molti chiamano “il viaggio della speranza”. Erano le 7.12 di mattina del 5 marzo e alla stazione di Asola c’erano una decina di persone, per lo più giovani. I pendolari lavoratori, invece, sono diminuiti drasticamente: preferiscono altri mezzi come auto o, addirittura, il pullman. A picco le percentuali di chi decide di prendere, dai paesi della provincia di Mantova, quindi Asola e Canneto sull’Oglio, il treno per recarsi al lavoro.
Troppi i ritardi, gli orari sballati, i convogli soppressi. «Annuncio ritardo. Il treno arriverà con un ritardo previsto di 15 minuti» annuncia la vocina, proprio allo scoccare dei vecchi dieci minuti di ritardo. . «Prendo questo treno dalla seconda superiore. All’inizio era accettabile perché scendevo a Remedello per andare a scuola, la tratta era breve - commenta Martina - ma ora che vado all’università le cose sono cambiate». Le persone sedute accanto a lei sono concordi nel sottolineare che «il treno delle 9.12 è sempre in ritardo, e anche quando abbiamo lezione alle 10.30 dobbiamo per forza salire con questo delle 7». «Senza contare che nel pomeriggio ci è capitato di rimanere in piedi perché in partenza c’era solo una carrozza» aggiunge Sofia. Caterina sottolinea un altro aspetto importante, il prezzo: «Alcuni non hanno il biglietto e quindi ci si ferma, causando altri ritardi. Altre volte, invece, i controllori lasciano correre. L’abbonamento costa 80 euro sul sito e 56 euro in biglietteria. Sono soldi nostri, che spendiamo per un servizio che vorremmo funzionasse in modo decente. A oggi, poi, in alcuni orari, hanno tolto anche i treni e inserito i pullman, che però non si fermano automaticamente a tutte le fermate del treno. Bisogna informare prima l’autista».
Concorde sotto quest’ultimo punto anche Elisabetta, che aggiunge che i ritardi ormai sono cronici, mentre un’ex studentessa sottolinea che «quando ho iniziato ad andare a Parma il biglietto costava 3,80 euro, poi ogni anno aumentava fino ad ora, cinque anni dopo, che costa sui 5 euro. Un anno ci facevano scendere a Casalmaggiore e poi il pullman ci portava a Parma, ma non sempre ci aspettava. Poi, un classico, le porte aperte in mezzo alla campagna». «Ultimamente - conclude Elena - tornando da Brescia sul treno c’è sempre la polizia ferroviaria. Viaggiamo sicuri? Alcune volte ci è capitato di vedere persone che fumavano dove c’è l’unione delle carrozze. Nessuno però dice nulla perché se si chiama la polizia si arriva ancora più in ritardo».