«Zona umida di Valle colma di rifiuti»: appello al Prefetto
Dossier di un cittadino alle istituzioni: «È zona tutelata Ma nel disinteresse di tutti sta degradando. Salvatela»
Francesco RomaniCASTIGLIONE DELLE STIVIERE. Il complesso morenico è dal 2017 “Sito di interesse comunitario”. Una tutela internazionale, decretata dall’Unione Europea per la sua importanza naturalistica di boschi, prati aridi, ecosistemi naturali che vanno pian piano scomparendo. Ai piedi delle colline, nelle aree più basse, vi sono delle aree palustri, residui di antichissimi laghi. Fra queste l’area umida di Valle, 40 ettari, un’oasi naturale inserita nella terza foresta per estensione nel Mantovano. Aree che dovrebbero essere sottoposte a tutela. Ma non è così secondo diversi cittadini. Uno dei quali, Raoul Rizzi, stanco della situazione, ha preso carta e penna, e si è rivolto alle istituzioni.
«Puntualmente - ha scritto Rizzi - chi si reca nella zona umida trova abbandoni di rifiuti urbani e anche speciali, la presenza di pescatori on tanto di gazebo attrezzati e non è difficile imbattersi in cartucce di cacciatori».
Rizzi ha scritto a Comune, Parco del Mincio, Provincia, ma anche al prefetto, stanco di tante segnalazioni cadute nel vuoto. «L’area ospita i principali popolamenti in Italia di “Viola elatior”, una specie rara considerata in via d’estinzione - spiega Rizzi -. Il falco di palude, gli aironi. Ma gli accessi nono sono segnalati, non ci sono divieti di pesca e settimanalmente le rive sono oggetto di abbandono rifiuti, danneggiamenti di canneti».
Rizzi ha chiesto al Parco del Mincio di istituire regole provvisorie di tutela in attesa di elaborare quelle definitive «perché le emergenze naturali richiedono tutele immediate». Non avendo risposte immediate, ha organizzato un intervento di pulizia con un gruppo di eco-volontari provenienti da diversi comuni. «Abbiamo raccolto quintali di laterizi, rifiuti domestici, una caldaia. Ma anche oggetti per l’uso di stupefacenti, e due quintali di residui d’asfalto». Una condizione che ha fatto scattare il desiderio di coinvolgere maggiormente le istituzioni. «Per chiedere il divieto di caccia e pesca, organizzare un regolamento di gestione, creare percorsi interni per le visite e controllare gli accessi indesiderati. In una parola: per difendere e valorizzare quest’area naturale non solo a parole, ma anche nei fatti». La prova della mancata tutela? «Recentemente sono stati fatti lavori per creare tre pozze. I cingolati hanno percorso il prato e sparso il terreno di riporto sulla zona habitat della viola. Chi ha verificato, controllato? Ecco: è mancata la volontà di preservare un patrimonio naturale del nostro territorio». —
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