MANTOVA. Due condanne e un’assoluzione. Con questa sentenza, emessa la mattina del 20 marzo dal giudice Beatrice Bergamasco, si è concluso il processo per la morte del dipendente della Marconi spa, Alberto Martello, quarant’anni di Buscoldo, deceduto durante il collaudo di un mezzo anfibio.
A finire sul banco degli imputati, per omicidio colposo, Roberto Cesaretti, 73 anni, di Roma, consigliere delegato della ditta Marconi, proprietario e costruttore del mezzo anfibio; Stefano Provolo, 58 anni, di Volta Mantovana, datore di lavoro delegato, responsabile della produzione e del servizio di prevenzione dello stabilimento; infine Mario Nattero, 62 anni, di Genova, progettista delle modifiche al mezzo anfibio con l’ installazione di un decespugliatore sulla parte anteriore.
È il 18 febbraio 2012. Con il via libera del Parco del Mincio, il mezzo anfibio costruito dalla Marconi raggiunge un canale d'irrigazione a Soave, nel punto in cui c’è la confluenza con il Mincio. Il luogo scelto per il test si trova al confine tra il Fondo Pozzoni e il Fondo Biuda. Il canale d'irrigazione, profondo tre, quattro metri, come tutti gli specchi d'acqua della zona è ricoperto da uno strato di ghiaccio spesso alcuni centimetri.
Il mezzo arriva con le ruote fin sul bordo del canale, poi si immerge in acqua. Come in qualsiasi varo il natante sprofonda nell’acqua, rompendo anche la lastra di ghiaccio, per poi risalire. L'acqua gelida, però, entra nel mezzo e bagna tre tecnici, soprattutto Martello, che non è in posizione di guida e, forse sbilanciato, picchia violentemente il petto contro una parete del veicolo. Un urto che gli provoca l’emorragia interna che lo ucciderà a distanza di poche ore.