Mancano medici: negli ultimi mesi meno donazioni all'Avis
In lieve flessione anche il numero dei soci. La presidente Turrini in assemblea: "Abbiamo una trentina di medici, ma ne servirebbero almeno sette in più"
Barbara RodellaMANTOVA. Sono 18.541 i soci Avis in tutta la provincia: 17.384 donatori e 1.157 collaboratori. Numeri di poco inferiori al 2017 che ha registrato un totale di 18.616 soci. Le donazioni sono state 32.030: 29.017 di sangue intero, 2.863 di plasma e 425 di piastrine. Nel Mantovano grazie alle sacche donate sono stati curati 3.344 malati. I dati sono stai snocciolati dalla presidente Elisa Turrini durante la 62ª assemblea dei soci Avis provinciale.
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La necessità di maggiori medici al trasfusionale e donazioni di plasma sono stati i temi più dibattuti. «La criticità più grande da affrontare è non avere medici a disposizione per gli undici punti di raccolta nella provincia – spiega la Turrini – Un problema che si è fatto sentire in particolare alla fine dell’anno. Per le donazioni abbiamo a disposizione una settantina di infermieri. Con i medici, circa una trentina, abbiamo difficoltà di organizzare i turni. Molti ora lavorano anche al sabato e alla domenica, i giorni per noi più importanti. Nell’ultimo periodo dell’anno abbiamo calato le donazioni proprio per la mancanza di professionisti». L’appello è trovare 7-8 medici in più «che per la loro prestazione verrebbero regolarmente pagati» precisa la Turrini.
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Focus quindi sul plasma. «L’obiettivo principale per il 2019 è insistere sulle plasmaferesi dove il sangue viene lavorato da una macchina che ne estrae solo il plasma che serve ad uso clinico ma anche per la produzione di molti farmaci». Nel 2018 le plasmaferesi sono state 2.863, «poche se confrontate con quelle di Cremona, 8.000, che conta lo stesso numero di donatori» commenta la presidente. Le plasmaferesi vengono eseguite solo al Poma ma il servizio deve essere ampliato. All’interno del trasfusionale il personale è insufficiente e le disponibilità sono poche: solo sei al sabato e alla domenica c’è chiuso».
In programma vi è dunque un incontro col direttore generale per chiedere di risolvere la situazione in ospedale o lasciare che il servizio passi ad Avis pronta ad allargare e implementare le strutture.
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