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Il Comune sfratta la Bocciofila. Anche il bar Arci deve chiudere

Concessi 45 giorni di tempo per lo sgombero della palazzina storica in viale Te. Corsa contro il tempo per presentare una fideiussione con cui garantire il debito

Sandro Mortari
2 minuti di lettura



MANTOVA: Inflessibile. Il Comune non guarda in faccia a nessuno e, come per qualsiasi inquilino moroso che non paga l’affitto, ha ordinato lo sgombero dei locali che in viale Te occupa la Bocciofila mantovana. Entro 45 giorni da ieri la società dovrà lasciare la palazzina storica dell’ex mercato del bestiame e gli annessi campi da bocce. Non solo. La società dovrà anche pagare il canone di concessione arretrato che ammonta a 251.781 euro. Una mazzata per la Bocciofila e per l’annesso circolo Arci: il provvedimento del Comune costringe anche il bar a chiudere i battenti. Una premessa necessaria: da più di un anno, per mancanza di soci, il bocciodromo è chiuso e dallo scorso autunno non si gioca nemmeno più a tombola; l’unico a funzionare ancora è il bar Arci.

[[(gele.Finegil.StandardArticle2014v1) Bocciofila in debito con il Comune di Mantova: deve versare 250mila euro]]

Arriva al dunque una vicenda iniziata il 1° febbraio scorso quando il Comune ha comunicato al presidente della Bocciofila Renzo Monari l’avvio del procedimento per lo sgombero dell’immobile e la riscossione coattiva del canone di concessione. La Bocciofila aveva a disposizione 30 giorni di tempo per difendersi, ma non ha fatto pervenire in Via Roma alcuna memoria scritta. A questo punto è scattata la mannaia dell’ordinanza. Dove si ricostruisce l’antefatto.

Innanzittutto viene precisato che l’utilizzo dell’immobile comunale fu concesso il 14 febbraio 2005 «alla società Bocciofila mantovana, circolo Arci». La concessione, in scadenza il 31 dicembre 2016, fu prorogata sino al 30 giugno 2017. Dopo, la Bocciofila «ha continuato ad occupare senza alcun titolo l’immobile». E non è tutto. «Il circolo Arci, il 18 gennaio 2016 ha sottoscritto un contratto di affitto di attività di somministrazione di alimenti e bevande», contratto che scadeva il 20 gennaio 2020.

Il dirigente del settore finanziario, firmatario dell’ordinanza, rileva che la concessione del 2005 prevedeva il pagamento di un canone mensile di 1.345 euro, «a scomputo del quale la Bocciofila si obbligava ad eseguire, a proprie spese, la riconversione del bocciodromo e della palazzina attraverso l’esecuzione di interventi di manutenzione straordinaria quantificati in 176mila euro» che con l’Iva diventavano 193.600. Visto il contratto, «i canoni mensili non sono mai stati versati». I lavori, in effetti, furono realizzati, ma solo in parte e per un ammontare di 12.639,13 euro. «Pertanto - annota il dirigente - al 31 gennaio 2019 la Bocciofila risulta debitrice nei confronti del Comune di 251.781 euro, corrispondente all’importo dei canoni mensili aggiornati all’indice Istat e comprensivi di interessi legali, meno l’ammontare dei lavori eseguiti.

Una scappatoia, anche se costosa, per evitare l’onta dello sgombero forzato, c’è. Ma bisogna fare presto perché il tempo stringe. Lo dice il vicesindaco Giovanni Buvoli: «Se entro i 45 giorni la società Bocciofila ci presenterà una fideiussione di pari importo al dovuto, siamo pronti ad interrompere gli effetti dell’ordinanza di sgombero. La fideiussione di 251mila euro - spiega Buvoli - dovrà garantire al Comune che entro una certa data si faranno i lavori promessi oppure che la somma ci sarà versata. La Bocciofila ormai è chiusa e, infatti, c’è l’idea di trasformare quel contenitore in un centro polivalente per assemblee studentesche, piccoli concerti e altre manifestazioni. Loro devono fare i lavori per l’importo dovuto, al resto penseremo noi». —
 

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