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Gli stranieri dopo la crisi a Mantova: ora gli indiani sono i primi

Nel 2010 il sorpasso sui marocchini: al secondo posto i romeni, crescono i cinesi. Il segretario della Cgil Soffiati: «Ci rubano il lavoro? No, ma in prospettiva potrebbe scatenarsi una guerra tra poveri»

Igor Cipollina
2 minuti di lettura

MANTOVA. C’è una larga fetta d’India, un bel pezzo di Romania e una dose robusta di Cina. C’è ancora tanto Marocco, ma meno rispetto a dieci anni fa, quando i nord africani era i primi tra gli stranieri per consistenza. C’è il mondo dentro i confini della piccola, grande provincia di Mantova, un mondo che, letto a dovere, aiuta a comprendere come girano l’economia e la società nell’ex Padania felix, che oggi sta cercando di riorganizzare le rughe in un sorriso. A mettere in fila i dati per la Cgil è stato Emanuele Salvato, l’analisi è del segretario Daniele Soffiati con Donata Negrini (in segreteria). La domanda preliminare, di pancia, è: gli stranieri ci stanno davvero rubando il lavoro? «Gli stranieri hanno occupato i lavori che noi, perché altamente scolarizzati e ambiziosi, tendiamo a non volere più» risponde Soffiati.

Gli avviamenti

L’analisi degli avviamenti in provincia di Mantova, riferita a cittadini italiani e stranieri, «evidenzia un andamento che segue gli sviluppi della crisi economica, con significative riduzioni a partire dal 2014 fino al 2017, soprattutto per i cittadini stranieri, mentre per gli italiani le perdite sono state più contenute» segnala lo studio della Cgil. Se nel 2011, su un totale di 39.606 avviamenti al lavoro, 13.543 erano di stranieri (il 34% del totale, 3.388 comunitari e 10.155 extracomunitari), nel 2014 il numero degli avviamenti si è asciugato drasticamente a 34.597 e la quota degli stranieri crolla a 10.333 (il 29,8% del totale).

Negli anni successivi gli avviamenti riprenderanno quota, seppure con un andamento capriccioso, ma la fetta degli stranieri si comprimerà sempre di più, fino a toccare il minimo di 9.121 nel 2016. Per poi risalire: il 2018 segnerà il ritorno ai livelli del 2011 per i 13.184 stranieri avviati al lavoro, e la riscossa degli italiani (30.311). Quanto precari siano i posti riconquistati è un altro discorso.

La truppa straniera

Dal 2004 al 2014 la percentuale dei cittadini stranieri sul totale della popolazione è cresciuta più o meno costantemente (con uno scivolone nel 2012, recuperato già nell’anno successivo), per poi rallentare nel 2017 e assestarsi nel 2018. In cifre: se nel 2004 gli stranieri erano 24.045, pari al 6,2% del totale della popolazione, dieci anni dopo erano lievitati a 54.676 (13,2%) mentre l’anno scorso la quota si è stabilizzata a 51.617 (12,5%).

«Nel corso degli anni è mutata anche la cittadinanza degli stranieri – annota la Cgil – fino al 2009 i cittadini marocchini erano la maggioranza (16,1%), ma dal 2010 fino al 2018 sono scavalcati dagli indiani (17%); dal 2008, anno successivo a quello di ingresso nella Ue della Romania, aumenta progressivamente la presenza dei cittadini romeni, che dal 2013 diventano stabilmente la seconda popolazione straniera più rappresentata nel Mantovano (15,5% nel 2018); più o meno stabile la presenza di cinesi tornati a crescere dal 2014 (oggi al 9,5%), mentre è progressivamente diminuita, la presenza degli albanesi». A ciascuno la sua occupazione: agricoltura e attività metalmeccaniche per indiani e pakistani, laboratori tessili, ristorazione e commercio per i cinesi.

guerra tra poveri

In coda, resiste la domanda di partenza, ma declinata al futuro: gli stranieri ci ruberanno il lavoro? «In prospettiva potrebbe concretizzarsi una guerra tra poveri – teme Soffiati – i mantovano che restano, con meno strumenti e opportunità, potrebbero contendere i posti occupati dagli stranieri». Già, ma a quali condizioni?
 

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