Carenza medici negli ospedali, il Poma li cerca in Sud America
In attesa del bando per assumerne cinque al pronto soccorso l’Asst gioca d’anticipo. «Perché non si trovano italiani? Guadagna di più un meccanico dei nostri gettonisti»
Roberto Bo MANTOVA. Anche il Carlo Poma, come accade nella maggior parte degli ospedali italiani, da tempo soffre di una grave carenza di medici specialisti. L’allarme rosso negli ultimi mesi è suonato soprattutto al pronto soccorso, reparto dove mancano sette camici bianchi su 24.
L’annunciato bando per reclutare cinque nuovi medici è in fase di redazione, ma i vertici dell’ospedale, che temono ancora una volta una scarsa se non nulla partecipazione, hanno deciso di giocare d’anticipo.
E la caccia agli specialisti da inserire nell’organico del reparto parte dal Sud America. In questi giorni il Poma ha preso contatti con uno specialista sudamericano con laurea conseguita in Spagna, riconosciuta nell’area comunitaria e dunque spendibile anche in Italia.
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Il professionista sarebbe disposto a partecipare al concorso – e se fosse uno dei cinque, anche con buone probabilità di vincerlo – ma per venire in Italia avrebbe bisogno della documentazione per il soggiorno. Ed è per questo che nelle prossime ore l’ospedale interpellerà la prefettura per valutare come procedere.
Il medico sudamericano è stato rintracciato grazie a vecchie conoscenze interne all’ospedale ed è considerato un professionista serio e preparato.
Che gli ospedali italiani siano con l’acqua alla gola per mancanza di medici specializzati non è una novità: nei giorni scorsi certe Regioni hanno richiamato in servizio i pensionati e altre hanno lanciato l’Sos in direzione dei Paesi dell’Est.
Mesi fa l’Asst di Mantova aveva avviato altri concorsi per risolvere la grave carenza d’organico al pronto soccorso, ma al momento o sono andati deserti o chi lo ha vinto ha preferito optare per altri ospedali. Per questo in organico al momento sono entrati cinque medici gettonisti, tutti stranieri, forniti da una cooperativa emiliana.
Quindi, inutile nasconderlo, la caccia ai nuovi camici bianchi si gioca tutta su terreni al di fuori dei confini nazionali. Ma perché i medici italiani fuggono dai pronto soccorso?
«È facile – spiega un camice bianco che da anni lavora a Mantova – un medico specializzato che ha studiato sei anni, cui vanno aggiunti i quattro della specializzazione stessa e poi il tirocinio, se entra in organico in un pronto soccorso, così come in un altro reparto, non arriva a tremila euro al mese. E se il primo stipendio lo si prende in un reparto come il nostro – dove ogni giorno è un tour de force e con il rischio di prendersi parolacce se non peggio, come accaduto anche di recente – allora si capisce perché uno cerca di andare in un altro reparto o si butta nel privato. E se invece decide di fare il freelance o gettonista, come nel caso dei cinque medici stranieri appena arrivati, allora la paga è di 35 euro all’ora, meno di un meccanico che ti fa il cambio dell’olio all’auto».
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