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Anziani maltrattati in ospizio a Revere, la Procura chiude le indagini

Il provvedimento arriva dopo oltre quattro anni grazie a una segnalazione. Dodici i dipendenti indagati, per tre di loro era stata disposta la misura interdittiva

Giancarlo Oliani
1 minuto di lettura

REVERE. Anziani ospiti picchiati, brutalmente offesi, abbandonati e persino minacciati di morte. Dodici dipendenti della Casa di riposo di Revere erano indagati dalla procura della repubblica di Mantova per maltrattamenti. Per tre di loro il giudice per le indagini preliminari Matteo Grimaldi aveva disposto la misura interdittiva dell'allontanamento dall'attività sia pubblica che privata.

Questo succedeva nel 2015. Poi più nulla. L’inchiesta si era arenata. Il pubblico ministero che la stava seguendo ha cambiato sede e la vicenda si è insabbiata. Ma in questi giorni la Procura, su precisa segnalazione, l’ha ripresa in mano, e senza perdere tempo l’ha riportata in vita con l’avviso di conclusione delle indagini al giudice, che precede le possibili richieste di rinvio a giudizio

All’epoca il giudice Matteo Grimaldi aveva disposto l’allontanamento di tre operatrici sanitarie: M. G.B., 49 anni di Sermide, A. A., 23 anni di San Giorgio e L. P., 48 anni di Mantova. Le prime due serano state sospese per dieci mesi, la terza per sei. A scoprire gli orrori della casa di riposo, gestita dalla società Sereni Orizzonti spa di Udine, erano stati i carabinieri di Gonzaga, coordinati dal maresciallo Nicola Meneguzzo comandante del nucleo operativo radiomobile della compagnia. Un'indagine delicata e difficile ma condotta con grande professionalità.

Quattro le anziane vittime dei soprusi. Tutto inizia quando una persona si presenta in caserma e inizia a vuotare il sacco. Schifata e inorridita dalle continue violenze subite dagli anziani dell'ospizio, incapaci di difendersi, racconta quello che sa. I carabinieri intuiscono di trovarsi di fronte a qualcosa di terribile. Comincia l'attività di indagine. In alcune stanze della casa di riposo vengono installate dei microfoni nascosti e delle mini telecamere.

Per oltre un mese i dipendenti vengono ascoltati e ripresi. Gli anziani, molti dei quali non autosufficienti, vengono presi a sberle sulle mani, sulle gambe, sulla testa. Ad uno gli tolgono le mutande sporche e gli spalmano gli escrementi sul volto. E poi la valanga di offese. «Somaro, deficiente», «Ti affogo nell'acqua», «Ti getto dalla finestra», «Stasera ti uccido», «Cicciona di m..». Non basta. A un altro anziano una delle tre operatrici sospese ha fatto un clistere usando un tubo in gomma e pulito la faccia con la stessa salvietta usata per l'igiene intima. Frequenti i peti direttamente sul volto degli anziani.

Nel dispositivo del giudice le tre operatrici socio-assistenziali furono definite persone molto pericolose, senza il minimo rispetto e riguardo per le persone, spregiudicate e completamente indifferenti ai bisogni e alle necessità dei poveri anziani.Sempre secondo l'accusa queste tre donne erano certe di rimanere impunite, pur sottoponendo gli anziani ospiti a quei gravi soprusi e angherie. —


 

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