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Dall’inaugurazione alle macerie del Palasport:«Un grande dispiacere»

L’amarcord dell’ex assessore Zuccati sul palazzetto di viale Te, struttura da lei inaugurata l'8 dicembre 1975

Igor Cipollina
1 minuto di lettura

MANTOVA. «Tutti contenti?!» domanda Maria Zuccati, raddrizzando subito la gobba dell’interrogativo in un punto esclamativo che urla (sottovoce) tutto il suo dispiacere davanti alle macerie del palazzetto dello sport di viale Te. Palazzetto che lei inaugurò da assessore comunale, l’8 dicembre 1975. Non ce l’ha con la giunta attuale, al contrario, è convinta che, arrivati a questo punto, la demolizione fosse l’unica cosa giusta da fare. Maria Zuccati, (quasi) 90 anni di passione politica, c’è l’ha con le amministrazioni del passato «che hanno sempre messo in discussione sia la sopravvivenza del palazzetto sia la sua collocazione».

In verità, quand’era opposizione, con Luigi Grigato sindaco, anche il Pci di Maria votò contro il progetto del palasport accanto allo stadio. Posizione che non piaceva al partito. Ma quando i socialisti mollarono gli scudocrociati per allearsi con i comunisti al governo della città, il progetto venne comunque portato avanti dalla giunta Gianni Usvardi. «Allora funzionava così, non come oggi che i nuovi amministratori azzerano sempre i disegni di chi li ha preceduti – osserva Zuccati – All’epoca i progetti si continuavano con alcune modifiche, per non allungare i tempi e perdere i finanziamenti».

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L’idea di affidare la gestione del palazzetto alle società sportive fu proprio di Maria, primo assessore donna della Mantova repubblicana: «Ero in contatto con il Coni – ricorda – e incontrai tutte le associazioni, ricevendole una alla volta. Chi meglio di loro, che lo sport lo praticavano, poteva mandare avanti il palazzetto?».

Del giorno dell’inaugurazione, Zuccati ricorda che non avrebbero voluto farla parlare per una storia di ruggini all’interno del partito (di più, non dice). Ma lei, partigiana sanguigna, non si fece zittire e tenne il suo discorso ufficiale. Dividendo il microfono con Usvardi, il vicesindaco Gianni Lui e il vescovo Carlo Ferrari. Così ebbe inizio la storia del palazzetto di viale Te, dove avrebbero suonato anche gli Inti-Illimani nella loro primissima data italiana.

«Com’erano i consigli comunali di allora? Gli era bei – risponde Maria – Erano infiammati da discussioni feroci, anche su temi di politica alta, ma poi, al termine, si andava tutti a mangiare la pizza insieme».
 

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