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Litiga con un collega e minaccia un attentato

«Indosso una cintura e vi faccio saltare in aria». Perquisite le sue abitazioni: non sono state trovate armi. Già trasferito

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SUZZARA. La lite non sembrava niente di diverso da quello che ogni tanto accade in fabbrica, tra colleghi di lavoro. Complici la stanchezza e il nervosismo.. Succede. Ma martedì mattina, all’Iveco, una frase ha fatto gelare il sangue: «Mi metto una cintura esplosiva e vi faccio saltare in aria tutti». A pronunciarla, e a ripeterla più volte, nel violento battibecco con un collega, un operaio di 57 anni di origine marocchina.

Non insulti, ma una minaccia precisa, agghiacciante, che ha fatto scattare immediatamente l’allarme: in fabbrica e fuori. In viale Zonta è intervenuta la Digos che su mandato della Procura, ha perquisito sia l’abitazione di Suzzara, che l’operaio occupa momentaneamente, sia la sua residenza a Treviso.

Entrambi i sopralluoghi hanno dato esito negativo: non sono state trovate armi, né materiale esplosivo, né altro che potesse far temere pericoli concreti. Ma l’allarme resta alto e le indagini sono aperte.

L’uomo per il momento è stato denunciato per minacce aggravate.

Sul fronte aziendale l’operaio è già stato sottoposto ad un procedimento disciplinare e allontanato dalla fabbrica di Suzzara. Da ieri lavora in un altro stabilimento del gruppo. Una decisione immediata che non esclude ulteriori passi da parte della direzione aziendale.

Prevedibili vista la delicatezza della situazione: all’Iveco vengono prodotti infatti anche materiali strategici su commissione del ministero della difesa e i controlli sul personale devono necessariamente essere strettissimi.

L’operaio non ha alcun tipo di precedente penale e fino a martedì era sconosciuto alle forze dell’ordine. In Italia da molti anni, lavora da tempo in uno stabilimento Iveco del Veneto. In alcuni periodi però viene distaccato a Suzzara. Per questo in questi giorni si trovava qui. Le indagini della polizia in queste ore stanno cercando di trovare eventuali e non auspicabili collegamenti con ambienti vicini all’estremismo radicale o a gruppi antagonisti, fino a contesti contigui al terrorismo.

«Sono tutte ipotesi che non possiamo permetterci di scartare - afferma il questore Paolo Sartori, che ci tiene a sottolineare «il monitoraggio costante degli ambienti in cui si possono infiltrare persone che mettono in pericolo la comunità». —

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