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L’asta per l’ex Macello di Mantova va ancora deserta, nuovo tentativo a luglio

Il piano ex Macello prevedeva un centro commerciale e direzionale, con tanto di hotel, più la riqualificazione del parcheggio del cimitero e la costruzione del collegamento tra le ex statali Cremonese e Sabbionetana in cambio degli oneri di urbanizzazione dovuti al Comune

Sandro Mortari
1 minuto di lettura

MANTOVA. È andata deserta per l’ennesima volta l’asta per l’ex macello di Belfiore, il palazzone nero che avrebbe dovuto ospitare un centro commerciale e direzionale e che, invece, non è mai stato aperto, diventando un simbolo di degrado in uno dei quartieri più esclusivi della città. Nessuno, come le sei volte precedenti, si è presentato dal curatore fallimentare, la commercialista Giovanna Manni, con un’offerta per rilevare l’intero complesso immobiliare costruito nel 2014 dalla società modenese Mantegna srl, poi fallita. E così, l’asta in tribunale a Modena, fissata per ieri pomeriggio, non si è svolta. «Ne fisseremo un’altra a luglio» annuncia il curatore che non si è certo persa d’animo di fronte alla mancanza di offerenti. Il prezzo dell’immobile continuerà a scendere. Ieri era arrivato a 3 milioni e 288.724 euro, tra qualche mese scenderà ancora fino a diventare appetibile, spera non solo la Manni ma anche la città, per eventuali investitori.

Il piano ex Macello prevedeva un centro commerciale e direzionale, con tanto di hotel, più la riqualificazione del parcheggio del cimitero e la costruzione del collegamento tra le ex statali Cremonese e Sabbionetana in cambio degli oneri di urbanizzazione dovuti al Comune. L’edificio fu realizzato, le opere di urbanizzazioni no. Di qui il lungo braccio di ferro, prima tra il Comune e la Mantegna e poi tra lo stesso ente locale e il curatore fallimentare, a suon di ordinanze e ricorsi al Tar della curatela. Fino alla sentenza del tribunale amministrativo che impose, l’anno scorso, al curatore di mettere in sicurezza in cantiere abbandonato.

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