Caranci, ok del giudice: pagherà 7 milioni di debiti con il suo patrimonio
Dopo i fallimenti delle società, l’ex gestore del Palabam ammesso col socio Begotti alla procedura di liquidazione prevista dalla legge salva suicidi. Il liquidatore: non sono scappati
Sandro Mortari
MANTOVA. È arrivata all’epilogo la tormentata vicenda imprenditoriale di Luigi Antonio Caranci. Dopo il fallimento di alcune delle sue società, tra cui la Palamantova con cui gestiva il Palabam organizzando fiere e concerti, è arrivata la possibilità di chiudere i conti col passato.
Il 27 aprile scorso il tribunale di Mantova ha aperto per l’ormai ex imprenditore la procedura di liquidazione del patrimonio che gli permetterà di saldare i propri debiti spogliandosi di tutti i beni. Se rispetterà quanto prevede la norma, tra 4 anni potrà liberarsi anche dei creditori insoddisfatti. È la legge 3 del 2012, la cosiddetta «salva suicidi» che, come soggetto non fallibile (un privato che non svolge più attività professionale o imprenditoriale), gli consente di accedere alla procedura di composizione della crisi per sovraindebitamento, fatta apposta per andare incontro a chi ha avuto rovesci economici indipendentemente dalla sua volontà.
Per avere il via libera Caranci si è dovuto sottoporre allo screening del giudice che ha accertato la presenza dei requisiti per beneficiare della legge 3 (nel caso, le difficoltà avute con il project financing del Comune per il Palabam) e ha ritenuto «attendibile e ragionevolmente attuabile» la proposta di liquidazione del patrimonio. Il giudice ha poi nominato liquidatore l’avvocato Giovanni Toffali di Brescia che farà l’inventario dei beni di Caranci e predisporrà il programma di liquidazione.
«Sono orgoglioso del risultato ottenuto - dice Toffali - Questa è una legge poco praticata ma che ha consentito a tante famiglie coinvolte nella crisi economica di non finire in mezzo ad una strada. Caranci è uno dei pochissimi ad accedervi, nel Mantovano mi pare che siano 5 i casi; certamente è quello col debito più elevato». Per l’avvocato «Caranci dovrà far fronte in solido con il socio Andrea Begotti, pure lui ammesso alla procedura della legge 3, ad un debito di 7 milioni di euro. Sul piatto mette tutto il suo patrimonio, un immobile a Mantova e uno a Calvi Risorta in Provincia di Caserta. È uno dei pochi ad accedere anche alle misure per saldare il debito con Equitalia pagando il 10% del dovuto. A differenza di altri, lui e Begotti non sono scappati, sono andati davanti al giudice e pagheranno i debiti».
Caranci potrà tenersi solo beni quali «vestiario, biancheria e oggetti da bagno» e, nel caso trovasse lavoro, sino a 1.500 euro al mese per mantenere se stesso e la sua famiglia; in attesa, potrà contare sul canone d’affitto dell’immobile a Mantova che poi andrà all’asta. «Caranci - dice Toffali - si era rivolto all’organismo di composizione della crisi previsto dalla legge e costituito dal Comune di Marcaria. Ad esso si possono rivolgere i cittadini in difficoltà: lì troveranno un professionista che li accompagnerà davanti al giudice per avviare l’iter». —
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