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Sul caso Pro-Gest il ministro Costa rincara: "Se viene tradita la fiducia lo Stato deve essere duro"

«Le autorizzazioni non possono diventare carta igienica. Pronti a costituirci nel procedimento della procura»

Igor Cipollina
2 minuti di lettura

MANTOVA. Per rispondere alle sollecitazioni sulla cartiera torna a indossare la divisa da generale (Corpo forestale), perché «il ministro potrebbe fare Spiderman sugli specchi». Il politico potrebbe arrampicarsi sui vetri della burocrazia: «Se io pubblica amministrazione ti autorizzo a fare una cosa, e tu ne fai un’altra, allora rientriamo nei principi della tutela della legalità – scandisce Sergio Costa – A quel punto non c’è il ministro, ma il generale. Se tu azienda fai diventare carta igienica l’autorizzazione che ti ho dato, io Stato non solo ti punisco, ma devo andare oltre perché hai tradito la mia fiducia. Per questo è scontato che io mi costituisca nel procedimento della procura contro Pro-Gest, non c’è nemmeno da porsi la questione».

Il riferimento è alla cartiera delle polemiche, stoppata dalla Provincia proprio nel giorno della visita a Mantova del ministro all’Ambiente: l’attività è sospesa perché si è definitamente appurato che la fabbrica era in produzione, nonostante fosse autorizzata soltanto a fare test (leggi pagina a fianco, ndr). E poi c’è il lungo elenco di capi d’imputazione messi in fila dalla Procura a carico degli indagati Bruno Zago e Stefano Lucchi, rispettivamente proprietario e direttore di stabilimento, un ventaglio di ipotesi che va dall’accusa di aver trattato come materia prima seconda dei rifiuti a quella di aver inquinato l’ambiente.

Individuato dalla Procura come parte offesa, il ministro-generale sposa la linea del rigore, rassicurando l’ingegnere Paolo Rabitti, con il quale ricorda di essersi incrociato una vita fa nella Terra dei fuochi, circa la volontà di costituirsi nel procedimento. L’alternativa non la concepisce proprio, questo ministro che più parla è più viene spontaneo pensare che sia distante anni luce dalle ruspe di Salvini e dalla rincorso ai consensi di Di Maio. Sotto scorta per le minacce dei Casalesi, protagonista di migliaia di indagini, Costa lo ripete più volte che lui è oltre la logica dei colori e dei partiti, lui appartiene allo Stato.

Per un’ora se ne sta buono e attento ad ascoltare gli interventi che si susseguono al microfono, le parole dell’assessore Andrea Murari, che si becca i fischi rivolti al sindaco assente, l’indignazione arrembante di Sofia, a nome dei giovani di Fridays for future Mantova, la preoccupazione delle Mantua Mothers, la cronistoria di Rabitti sul pasticcio della cartiera, il programma di Renata Facchini (M5S), candidata sindaco a Porto Mantovano, l’appello del consigliere comunale Michele Annaloro a tradurre in legge la proposta d’iniziativa popolare “Rifiuti Zero”.

Poi tocca a Costa, che il deputato Alberto Zolezzi presenta come «il portavoce dei portavoce», il generale prestato alla politica dopo il corteggiamento insistito di Di Maio. E il ministro-generale non tradisce le attese. Risponde a tutti e su tutto. Anche sui 16 e passa milioni per le bonifiche del Sito d’interesse nazionale “Laghi di Mantova e Polo chimico”, non ancora pervenuti. «I fondi non sono bloccati – assicura – il 30 maggio c’è l’udienza del Consiglio di Stato, fermo restando che noi i soldi li abbiamo stanziati, i progetti ci sono e, quindi, per noi il Sin va bonificato punto. Noi partiamo dal presupposto di fare questo lavoro, adesso il discorso è aspettare cosa ci dice il Consiglio di Stato rispetto al Tar (al quale si è appellata Edison), ma resta l’evidenza che il sito di Mantova va bonificato e pure al più presto. Anche perché noi abbiamo già l’ossatura per la nuova norma che semplifica e velocizza tutto il sistema». Disegno di legge che Costa depositerà dopo le elezioni, per evitare strumentalizzazioni.

E a proposito del bilanciamento tra il diritto di chi investe e il diritto del territorio – equilibrio che chiama in causa la vicenda cartiera – ammonisce Costa: «Non può accadere che la vita sia messa in gioco per un’attività produttiva». Dove sta il bilanciamento? Nel fattori di pressione ambientale, a calcolarlo saranno l’Ispra e l’Istituto superiore di Sanità. «Troppo semplice? Sarà per questo che non è stato adottato prima». Applausi.
 

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