Berlusconi: «Meno tasse e nuove alleanze. Ecco la mia ricetta per l’Italia e l’Europa»
Il leader di Forza Italia, capolista in 4 circoscrizioni su 5 alle prossime elezioni europee, parla a tutto campo dell’attualità politica
Sandro Mortari
MANTOVA. Presidente Berlusconi, teme che l’Europa scivoli in mano ai populisti e ai sovranisti o quanto meno che prendano così tanti consensi da condizionare la futura Europa verso posizioni che potrebbero isolare l’Italia?
«Non può accadere. I sovranisti, per quanto possano fare un buon risultato, potranno avere anche più di cinquanta parlamentari, come mostrano i sondaggi sommando tutti i Paesi, ma saranno costretti all’angolo rispetto alle grandi famiglie europee, che sono il nostro Ppe e il Pse. Una delle missioni che mi sono dato è proprio quella di costruire una maggioranza diversa in seno al Parlamento europeo, inducendo il nostro Partito Popolare a mettere fine all’alleanza con la sinistra socialista e ad aprirsi ad una nuova alleanza per dare vita ad un centro-destra europeo formato dal Ppe e dai movimenti liberali, conservatori e della destra democratica».
Lei sostiene che dopo il voto Salvini tornerà alla casa madre del centro-destra per un nuovo governo. Che cosa la fa essere così ottimista?
«Non sono solo ottimista, osservo che questa maggioranza di governo non regge più. Sono in disaccordo praticamente su tutto, sono addirittura agli insulti. Non esiste una alternativa a questo governo che possa essere un progetto coerente e vincente. Il centro-destra lo è al punto che vince da più di un anno e mezzo tutte le elezioni».
Come giudica il governo tra Lega e Cinque Stelle?
«Stanno guidando un pullman con dentro noi e i nostri figli senza avere nemmeno preso la patente. Una banda di incapaci, di inesperti, di dilettanti. I risultati delle prossime elezioni daranno il colpo di grazia a questa alleanza innaturale e non votata dagli italiani che sarà sostituita da una maggioranza di centro-destra, la stessa che ha vinto tutte le elezioni regionali e amministrative là dove il centro-destra si è presentato unito. E il suo cuore, la sua spina dorsale sarà ancora Forza Italia che è sempre il presidio del pensiero, della cultura e della politica liberale in Italia, l’unico vero baluardo dei valori occidentali, della democrazia e della libertà in Italia».
Gli italiani ritengono che il principale problema oggi sia la mancanza di lavoro, soprattutto per i giovani. Lei, da imprenditore e politico navigato, cosa proporrebbe per risolverlo? Basterebbe lo shock di abbassare le tasse?
«Anche io ritengo che quello del lavoro sia, con la pressione fiscale, il principale problema del Paese. Basterebbe applicare le ricette di cui parlo da tempo e che, nel frattempo, sono state applicate in altri Paesi del mondo. Si potrà risolvere realizzando il nostro programma firmato da tutto il centro-destra. Non l’ho scritto io, è un programma universale che ha funzionato in tutti i Paesi che l’hanno adottato. Si chiama “equazione dello sviluppo e del benessere” e dice “meno tasse sulle famiglie, meno tasse sulle imprese, meno tasse sul lavoro producono più consumo delle famiglie, più produzione e più investimenti nelle imprese, più posti di lavoro e anche più introiti nelle casse dell’erario con cui lo Stato può aiutare di più i cittadini che sono rimasti indietro».
Può fare qualche esempio di Paesi che hanno applicato questo programma?
«Certo e sono molti. Il primo esempio: il presidente Reagan trasformò l’aliquota più alta del fisco americano, il 72% nel 27%. I risultati furono: un forte sviluppo dell’economia, il calo della disoccupazione al di là del precedente più basso record storico, un aumento delle entrate fiscali del 30% con il 50% di queste entrate proveniente dal 5% delle famiglie e delle imprese americane più ricche. La signora Thatcher ha fatto la stessa cosa in Inghilterra con identici risultati. L’Irlanda ne ha seguito l’esempio e lo stesso ha fatto la Federazione Russa. Ma sono molti i Paesi che hanno applicato questa cosiddetta “flat tax”, la tassa piatta con una aliquota conveniente uguale per singoli, famiglie e imprese. L’aliquota è al 20% in Georgia, al 16% in Romania e in Ungheria, al 13% in Russia e in Ucraina, al 10% in Bielorussia e in Albania. Le conseguenze immediate di queste aliquote convenienti è che eliminano l’evasione e l’elusione, fanno evidenziare l’economia sommersa sui cui utili si applicano e le entrate degli Stati aumentano di conseguenza rispetto alle entrate precedenti con le aliquote troppo alte che gravavano solo sul reddito emerso. Sono, quindi, sicuro che succederà così anche da noi».
Ma questa riduzione si applicherà anche sul cuneo fiscale, quello del lavoro?
«Certamente. Le nuove assunzioni delle imprese saranno detassate e decontribuite. Cioè: oggi un’impresa che paga uno stipendio di 1.500 euro arriva ad avere un costo di oltre 3.000 euro. Avrà soltanto il costo di 1.500 euro, ad esempio, per i primi sei anni, le assunzioni aumenteranno perché più convenienti e l’impresa potrà anche aumentare i salari e gli stipendi che, purtroppo in Italia sono rimasti fermi al duemila».
Ma l’abbiamo sentita in televisione parlare anche di nuovi posti di lavoro nell’edilizia...
«È vero, agendo in altre due direzioni. La prima: dando il via ai cantieri tenuti chiusi dai Cinque Stelle che sono 25 cantieri di opere importanti del valore intorno ai cento milioni per un totale di spesa già approvato dai precedenti governi di 24 miliardi e 600 milioni e ad altri 500 cantieri di opere minori. L’associazione nazionale dei costruttori edili ha calcolato che questo sblocco dei lavori produrrebbe almeno 380mila posti di lavoro in più entro un anno».
Lei è anche intervenuto sulla modifica del sistema delle autorizzazioni...
«Appunto. Oggi chi vuole costruire un immobile deve attendere l’autorizzazione dai comuni per un tempo esagerato. Molti mesi o addirittura anni. Noi cambieremo questo sistema. Chi vorrà attuare una costruzione comunicherà al Comune la sua intenzione assumendosi la responsabilità di rispettare le leggi urbanistiche e i regolamenti sanitari e comincerà subito i lavori. Quando saranno finiti il Comune invierà una autorità di controllo ex-post. Qualora il realizzato non sarà conforme alle discipline legislative, darà tre-sei mesi per i lavori necessari. Se dopo questi tempi ci saranno ancora delle irregolarità, il Comune provvederà ad emettere delle multe salate o anche molto salate in caso di irregolarità gravi. Bene, anche in questo caso l’Ance ha calcolato che si creerà un nuovo milione di posti di lavoro tra l’edilizia e i settori, come i mobili, che dall’edilizia dipendono».
Ha veramente già trovato una casa a Bruxelles? Cosa si propone di fare all’Europarlamento?
«Sono l’unico leader italiano che andrà sul serio a Bruxelles. A differenza degli altri leader che si sono candidati come Matteo Salvini o Giorgia Meloni, che resteranno in Italia. Sarò probabilmente il più conosciuto e titolato dei membri del prossimo Europarlamento per la mia storia, la mia esperienza, i miei anni di governo, le mie relazioni internazionali. Lavorerò per gli italiani e per l’Italia e credo di avere già dimostrato che come capacità di lavoro non sono secondo a nessuno. Ma sarà importante arrivare a Bruxelles con una importante dote di voti per rendere forte la mia azione dentro il Partito Popolare Europeo, di cui Forza Italia è parte integrante, per convincere i leader popolari dei vari Stati, prima tra tutti la Merkel, a cambiare l’alleanza con la sinistra, a stringerne una nuova coi liberali e i conservatori, a riprendere il progetto di padri fondatori che volevano un’Europa con un’unica politica della difesa che significa mettere insieme le forze armate di tutti gli Stati che compongono l’Ue. Questo perché l’Europa diventi una potenza militare a livello mondiale e possa assumere il ruolo di unificatrice dell’occidente oggi diviso. Solo con un occidente unito e quindi forte potremo resistere in un prossimo futuro al disegno egemonico globale del comunismo cinese che ha già lanciato la sua sfida commerciale ed economica a tutto il mondo, una sfida che gli studiosi di politica internazionale prevedono sarà anche culturale, politica e magari persino militare. Questa è la grande preoccupazione per il nostro futuro e per quello delle prossime generazioni. Convincere il Ppe e l’Occidente tutto sarà per me un’impresa difficile ma spero di potercela fare».
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