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Viadana in lacrime al funerale del sindaco Cavatorta: il sacerdote ha ripercorso il suo calvario

La messa è stata concelebrata da una decina di parroci. Don Censori: «A volte è dura accettare la volontà di Dio»

Riccardo Negri
2 minuti di lettura

VIADANA. L’intera città di Viadana si è stretta attorno al sindaco Giovanni Cavatorta e alla sua famiglia. La chiesa del Castello non ha potuto accogliere tutti i partecipanti alle esequie del primo cittadino, strappato alla vita a soli 41 anni da un male impietoso: nonostante i banchi completamente occupati e le persone in piedi a riempire navate e spazio centrale, molti hanno dovuto seguire la celebrazione dal sagrato.

Folla per l'ultimo saluto al sindaco di Viadana



All’omelia, è toccato al parroco don Antonio Censori offrire un ricordo di Cavatorta. «Tu Giovanni – ha detto il sacerdote, rivolgendosi direttamente allo sfortunato sindaco – stanotte hai riposato qui in chiesa, nella casa di tutti. Il tuo parroco ha fatto invece fatica: troppe le emozioni e la responsabilità».

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Don Antonio ha ripercorso la prova della malattia, vissuta dal sindaco e dai famigliari con semplicità e riserbo, e ha posto l’accento sul cammino interiore affrontato in questi mesi: «A un certo punto – ha rivelato il parroco – avevo chiesto a Giovanni se la sentiva di recitare il Padre nostro, anche quando dice «Sia fatta la tua volontà». «È dura - aveva risposto lui - ma ci sto provando».

«L’uomo – ha commentato don Censori – combatte il male, perché è fatto per vivere. Ma poi occorre fare la volontà del Signore: e questa capacità di accettare è un grande esempio che il nostro sindaco ci lascia».



Il sacerdote ha colto l’occasione per svelare anche un ricordo più leggero, raccolto dal fratello Nicola: «Già da bambino, Giovanni monopolizzava il telecomando della tv di casa, per sintonizzarsi sui programmi di politica. E non mancava mai di leggere il quotidiano locale. Da sempre ha coltivato valori umani e civili, costruendosi uno stile umile ma colmo di passione, cordiale, disponibile all’ascolto e al servizio».

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La conclusione dell’omelia è stata per chi resta: «Gli amici ora si sentono orfani – ha detto don Censori – perché è venuta meno la guida. Proprio in questo momento dovrete camminare uniti, sostenendovi a vicenda e seguendo l’esempio del Signore: non aver paura di servire i più deboli, senza clamore ma con decisione. La società, coi suoi tanti egoismi, non ci aiuta; ma l’approdo cui guardare sono i cieli nuove e le terre nuove che il Signore ci indica».

La messa è stata concelebrata da una decina di sacerdoti, tra i quali il vicario della zona pastorale don Davide Barili. Impossibile elencare tutte le autorità presenti. Nel primo banco sedevano il vicesindaco Alessandro Cavallari, il vicario del prefetto Angelo Araldi e il presidente della Provincia di Mantova Beniamino Morselli. C’erano poi i componenti della giunta e del consiglio municipali, diversi esponenti politici e sindaci del territorio in fascia tricolore, le rappresentanze dei carabinieri, dei vigili del fuoco, delle associazioni di volontariato, culturali e sportive. I gonfaloni comunali e i labari listati a lutto occupavano l’intero transetto destro della chiesa.

All’esterno dell’edificio sacro il cartellone col messaggio di cordoglio dell’associazione Assalam, centro culturale multietnico. 

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