Passo indietro per l’onda rosa nel Mantovano: soltanto cinque donne sindaco
Nel 2014 ne furono elette dieci, mentre i numeri di quest’anno si avvicinano a quelli del 2009. Chi ce l’ha fatta commenta: «Speriamo si tratti di un caso»
Sabrina Pinardi
MANTOVA. L’onda rosa arretra. Dopo l’exploit positivo del 2014, quando furono elette dieci donne su 43 Comuni al voto (23%), quest’anno i sindaci donna usciti dalle urne sono soltanto cinque (più un ballottaggio) su 38, un 13% che si avvicina alla percentuale del 2009, quando, su 48 sindaci, la spuntarono sei signore (12,5%). Del nuovo gruppo fanno parte Emma Raschi (Casaloldo), Lisetta Superbi (Borgocarbonara), Elisabetta Galeotti (Gonzaga), Maria Cristina Zinetti (Piubega), Federica Katia Stolfinati (Schivenoglia), mentre Monica Buoli sfiderà Massimo Salvarani al ballottaggio per Porto Mantovano. Un risultato risicato nonostante in molte ci abbiano provato: le candidate erano 21.
Un passo indietro? «Non è semplice dare una spiegazione, ma spero si tratti di un caso», commenta Lisetta Superbi, geometra 56enne, primo sindaco di Borgocarbonara, alle spalle due mandati a Borgofranco sul Po. Nella sua lista, che ha stracciato (con un 64,5%) gli avversari guidati da Massimo Molinari, c’erano sei donne e quattro uomini tra gli aspiranti consiglieri. E Superbi, madre di un ragazzo di 27 anni che l’ha sostenuta, ha quasi dovuto pensare alle quote azzurre per «evitare di penalizzare» il sesso forte. «Credo che non avere un’equa rappresentanza possa essere penalizzante. Avrei potuto fare una lista di 30 candidati, anche se il paese è piccolo, e tante altre donne avrebbero voluto partecipare. La motivazione è forte».
Difficile pensare a perché poche donne siano state scelte anche per Elisabetta Galeotti, consulente del lavoro di 49 anni, mamma di tre figli ormai grandi, che ha raccolto il testimone di Claudio Terzi. «Forse ancora molte persone credono che le donne, magari se anche mamme, non riescano a mantenere gli impegni presi. In effetti lavoro e famiglia, se non c’è sostegno in famiglia, portano via molto tempo. O forse, ma non è sempre così, le donne sono meno aggressive in campagna elettorale». Per lei la candidatura è stata quasi un passaggio naturale. «Ero vicesindaco e ho conosciuto il bisogno di portare valori e cultura. Tutta la campagna elettorale e la mia squadra sono state costruite su questi principi».
In lista sei donne e sei uomini, «ma meglio non parlare di quote rosa». Da Maria Cristina Zinetti, che ha mandato a casa Stefano Arienti, arriva, infine, un consiglio per le donne con la passione per la politica e l’amministrazione: «Buttatevi». Zinetti, 64 anni, pensionata da due (era funzionario Inps) e nonna part time, era consigliere di minoranza. «La lista l’ho creata io. In squadra ho tutti ragazzi giovani e nessuno ha fatto resistenze quando sono stata scelta io come capolista».
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