Luca, con la sindrome di Down, conquista la sua autonomia: casa, bar e presto una fidanzata
Ha 31 anni, abita con altri quattro giovani con la stessa patologia: «Questo lavoro mi piace molto: amo stare in mezzo alla gente»
Barbara Rodella
MANTOVA. Preciso e concentrato. Al bar non si ferma un minuto. I suoi compiti: pulire i tavoli, preparare la lavastoviglie e sistemare i bicchieri dei cocktail. Luca Lupi, 31enne con sindrome di Down, da poco meno di un mese ha un lavoro a tempo determinato in un locale del centro. Dopo aver svolto tirocini in altri bar, l’arrivo di questa proposta che lo impegna il venerdì e il sabato dalle 19 a mezzanotte. «Avere un impiego significa essere autonomo - racconta - questo lavoro mi piace molto: amo stare in mezzo alla gente». Luca è preciso non solo quando svolge i suoi compiti al bar, ma tutti i giorni. «Fa parte del mio carattere» dice. E quando non è impegnato col turno? Spazio agli hobby. In primis lo sport: il calcio, il nuoto, i go-kart. Ma anche il cinema, compreso quello 3D, con una predilezione per il fantasy. I progetti futuri? «Trovare una fidanzata. Sono una persona romantica» dice senza incertezze.
Gli orari di lavoro sono serali, ma Luca si muove in totale autosufficienza. Da un mese abita con altri quattro ragazzi come lui in un appartamento di via Bonomi. Arrivare e tornare dal lavoro a piedi gli è molto comodo. Il lavoro al bar, che il titolare non vuole nominare perché la scelta di assumere Luca «non deve diventare motivo di pubblicità», arriva come la ciliegina sulla torta di un lungo percorso verso l’autonomia portato avanti con l’Aipd, l’associazione persone down. «Il titolare ci ha contattato e abbiamo visto in Luca il profilo migliore – spiega Riccardo Bonfà, psicologo e membro di Aipd – il nostro iter punta a far diventare un giovane con sindrome di down un lavoratore a tutti gli effetti. Parola d’ordine: autonomia. È una strada che parte dai primi anni di vita. L'assunzione non è un traguardo ma il punto di partenza per una nuova vita». Come Luca ci sono altri quattro ragazzi che hanno contratti di lavoro al Mc Donald's, in Tea, a Opto Engineering e alla mensa dell’ospedale. In corso ci sono altri due inserimenti lavorativi. «Sempre più imprese ci contattano: hanno capito che inserire un ragazzo con sindrome di down in azienda è possibile» conclude Bonfà.
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