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Il prorettore Bucci promuove il sindaco Palazzi: «Il centro di Mantova va abitato»

Plauso a sgravi e incentivi per i vecchi edifici: «Solo così la storia si rimette in circolo»

Igor Cipollina
1 minuto di lettura

MANTOVA. Sacrosanto restaurare Palazzo Te, il Ducale e tutti i monumenti che fanno bella Mantova, ma è altrettanto importante, forse prioritario, «riabitare i muri delle storia nella loro quotidianità». Ben venga, quindi, la politica di snellimento della burocrazia e riduzione di sgravi e oneri a favore di chi voglia mettere mano agli edifici antichi. Il plauso è di Federico Bucci, prorettore del Politecnico, responsabile della cattedra Unesco e prof di storia dell’architettura, che promuove a pieni voti la mossa del sindaco Mattia Palazzi, unendosi agli artigiani della Cna e dei costruttori dell’Ance da una prospettiva altra, culturale.

«Sì, l’iniziativa del sindaco mi sembra molto importante – scandisce il prorettore – perché, solo recuperandone la quotidianità, la storia può essere rimessa in circolo per il futuro degli abitanti della città». Eccolo, il rammendo tra il passato e il domani, tanto più complesso quando si tratta di incidere la materia e la memoria di una città antica. Figurarsi in una capitale dell’architettura come Mantova.

Ma occorre fare in fretta: «Presi dal dramma delle periferie, non ci accorgiamo del dramma uguale e contrario – osserva Bucci, ragionando in astratto – se abbandoni il centro storico perché costa troppo intervenire e costa troppo anche abitarci, allora si alimentano le periferie anonime. E questa è una dinamica che si sta verificando anche nei piccoli centri». Comprese Mantova e Sabbioneta, che figurano insieme nella lista del patrimonio mondiale Unesco: «Attorno ai due centri stanno crescendo delle periferie orfane dell’identità che solo la storia può trasmettere».

Lo svuotamento attuale è il frutto di una politica miope, di un malinteso senso di conservazione, attraverso regole rigidissime: «Non ci si è accorti che il congelamento della storia si è tradotto nel suo abbandono. Perché così i muri del centro, i suoi edifici, non sono adeguati all’esigenza di confortevolezza dell’abitare contemporaneo». Ecco perché è necessario allacciare un dialogo, e trovare un punto d’equilibrio, tra le norme che prevedono la valorizzazione della storia e un suo concreto e reale utilizzo.

Che poi è anche la missione del Politecnico e lo spirito di MantovArchitettura: mettere in relazione il passato e la contemporaneità. Di più, educare a questa relazione perché si traduca in interventi diretti. «Un lavoro culturale ed etico di preparazione della città al suo futuro» condensa in una formula Bucci.

Che dal cilindro dei suoi desideri ne pesca uno bello ambizioso: «Prima della scadenza del mio mandato, nel 2022, vorrei che il tempio di San Sebastiano diventasse il museo dell’architettura della città di Mantova». Se il sindaco c’è, batta un colpo.


 

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