Oncologia Mantova, ora il primario rischia un altro processo: abuso d’ufficio e mobbing
I pubblici ministeri Silvia Bertuzzi e Carmela Sabatelli, hanno depositato la richiesta di rinvio a giudizio per le presunte condotte vessatorie e discriminatorie nei confronti di due colleghe oncologhe, Francesca Adami e Maria Beatrice Pisanelli, autrici dell’esposto contro le linee terapeutiche imposte dal dirigente del reparto
Rossella Canadè
MANTOVA. Abuso d’ufficio e maltrattamenti. C’è un’altra tegola, e pesante, che cade su Maurizio Cantore. I pubblici ministeri Silvia Bertuzzi e Carmela Sabatelli, hanno depositato la richiesta di rinvio a giudizio per le presunte condotte vessatorie e discriminatorie nei confronti di due colleghe oncologhe, Francesca Adami e Maria Beatrice Pisanelli, autrici dell’esposto contro le linee terapeutiche imposte dal dirigente del reparto: terapie locoregionali, a basso costo ma poco efficaci, al posto di farmaci di ultima generazione in linea con i protocolli terapeutici attuali.
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Le due dottoresse erano state allontanate dal loro ruolo in reparto, e quindi reintegrate nel giro di un mese grazie al ricorso al giudice del lavoro. Secondo il capo d’imputazione, i due medici sarebbero state demansionate con l’assegnazione all’attività di follow-up oncologico, una routine che non contempla la diagnosi e la cura che caratterizzano il lavoro dell’oncologo, a cui le due «sono state illegittimamente e immotivatamente sottratte». Secondo le accuse Cantore avrebbe organizzato le riunioni dei medici del reparto in modo da escluderle dagli incontri settimanali con i colleghi.
Le sue pressioni, continue sull’azienda ospedaliera avevano fatto sì che Adami e Pisanelli fossero trasferite: la prima al reparto di Medicina generale dell'ospedale di Pieve, la seconda alle Cure palliative del Poma. In più, sfruttando il ruolo di primario che prevede la valutazione periodica del personale, nel giugno del 2015 avrebbe espresso valutazioni fortemente negative nei confronti delle due colleghe. Una brutta pagella che aveva fatto precipitare all’improvviso le valutazioni ricevute fino ad allora dalle due oncologhe, peraltro in linea con il gradimento di pazienti e familiari.
L’accusa più grave, di maltrattamenti, si appoggia anche alle ingiurie lanciate ai due medici, riportate negli atti. Un esempio? Alla Pisanelli, dopo gli insulti conditi da parolacce: «Se continui così vedrai solo vecchi in prima visita, o stai con me o ti distruggo». E anche: «A te cosa avevo detto? Ti uccido?».
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