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Fondi a rischio, crescono i timori per il ponte di Ostiglia

I sindaci: «Se perdiamo i 20 milioni per rifarlo, il governo rifinanzi l’opera». Marco Carra: «Il territorio si mobiliti»

Francesco Romani
2 minuti di lettura

OSTIGLIA. La notizia che i 20 milioni già stanziati nel 2016 per riqualificare il ponte di Ostiglia dovranno essere ridistribuiti su altre opere in attesa di trovare i 50 milioni necessari per la ricostruzione crea forte preoccupazione in cittadini ed amministratori della zona. Alla conferma venuta dall’assessore regionale alle Infrastrutture Claudia Maria Terzi si è aggiunta quella emersa nel corso della visita del presidente regionale Attilio Fontana venerdì 19 luglio nel Basso Mantovano. «Quei fondi - ha spiegato il consigliere regionale M5S Andrea Fiasconaro - dal Fondo per lo sviluppo e la coesione FSC e devono essere spesi entro il 2021. Sono inservibili per i nuovo ponte».

Domani 22 luglio i sindaci si riuniranno in Provincia per decidere il da farsi. L’ipotesi è quella di usare 3,5 milioni per la progettazione del nuovo ponte ed il restanti 16,5 spartirli su altre infrastrutture. «Se ci tolgono i 20 milioni, il governo deve contestualmente trovare uguali risorse. Non vogliamo ripartire da zero - dice il presidente dell’Oltrepò, Alberto Borsari. Noi abbiamo fortissime perplessità e timori. E non vogliamo che al danno di avere atteso anni una riqualificazione necessaria al ponte ora subiamo la beffa di vedere quei soldi già ottenuti finire chissà dove in Lombardia».

Una presa di posizione condivisa anche dai colleghi e rilanciata dal responsabile regionale Pd Lombardia per le Infrastrutture, e nella passata legislatura deputato, il mantovano Marco Carra. «La società civile si sta organizzando per il ponte di San Benedetto Po, per cui ci sono fondi certi, e quindi a maggior ragione dovrebbe organizzarsi e mobilitarsi per il ponte di Ostiglia - Borgo Mantovano dal momento che i 20 milioni destinati alla riqualificazione di questa arteria di collegamento strategica nord-sud, nelle intenzioni di Regione Lombardia, saranno destinati altrove. La morte del progetto del ponte significa la morte del territorio, ancora una volta umiliato e mortificato».

Carra, ha condotto in prima linea la battaglia per il ponte e per il reperimento dei fondi, con il sostegno del Governo Gentiloni e a fianco egli amministratori locali.

«Quei 20 milioni - dice- rappresentano un lavoro faticoso, di anni, e la Regione non può speculare su soldi messi a disposizione dallo Stato. Se ci tolgono questi fondi, lasciando solo 3,5 milioni per la progettazione, significa dover trovare altri 40 milioni di euro, dal momento che un ponte nuovo costerebbe, come dichiarato dallo stesso Fontana, 50 milioni di euro. Questo significa la morte del ponte. Significa non vederne mai la costruzione. Questi fondi, che rientrano nel patto per la Lombardia firmato da Renzi e Maroni nel 2016, sono destinati al ponte e tali devono rimanere. Sono stati sofferti e oggi tutti, dagli amministratori, al mondo delle imprese, ai cittadini - conclude Carra - devono difendere e preservare quello che è stato ottenuto con un lavoro di squadra di anni e che è necessario per un territorio che va oltre il Basso Mantovano, ma che è punto strategico a livello regionale».



 

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