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Dimezzati i contributi post-fusione: i nuovi Comuni sul piede di guerra

Il decreto prevede tagli fino al 58 percento. I sindaci: dobbiamo rinunciare a quanto promesso

Sabrina Pinardi
2 minuti di lettura

MANTOVA. Un balzo sulla sedia e subito il pensiero a cosa tagliare per fare quadrare i bilanci. E’ la reazione dei sindaci dei cinque Comuni nati da fusione alla notizia del taglio, senza preavviso, degli incentivi statali. Decurtazioni fino al 58%, con una perdita, per il Mantovano, di circa un milione e 800mila euro.. C’è chi aveva pensato di ridurre le tariffe di alcuni servizi e lo aliquote delle imposte locali, chi aveva in mente investimenti in opere pubbliche.

Tutto rimandato a tempi migliori. La doccia fredda è un decreto del Ministero dell’interno del 25 giugno scorso, che definisce nuovi criteri e modalità di riparto: in sostanza meno soldi rispetto a quanto previsto nel patto iniziale tra Stato e Comuni, che prevedeva per dieci anni il 60% dei trasferimenti ricevuti nel 2010. La denuncia arriva dai sindaci delle cinque amministrazioni nate da fusione (Borgo Virgilio, San Giorgio Bigarello, Borgocarbonara, Borgo Mantovano, Sermide e Felonica) che ieri, in un incontro in Provincia, hanno annunciato una mozione, promossa dall’Anci, che a breve sarà approvata dai rispettivi consigli comunali. L’obiettivo è attivarsi affinché il Governo riveda le decurtazioni, di percentuale diversa a seconda dell’anzianità della fusione: più il passaggio è recente, maggiore è l’incidenza.

«Credevamo che il patto-fusioni avesse valore e ognuno di noi ha inserito a bilancio le cifre previste dalla legge» ha detto Beniamino Morselli, sindaco di San Giorgio Bigarello, che si è visto assegnare 477mila euro contro il milione e 129mila euro previsti. Il suo Comune quindi metterà in stand by il progetto di riqualificazione da 500mila euro della piazza di Gazzo. Ma la rinuncia riguarderà anche l’aumento della quota d’esenzione per l’addizionale Irpef e la diminuzione delle tariffe di alcuni servizi come mense e doposcuola.

«E’ vero che nella legge sulla fusione c’era una clausola di salvaguardia, in base alla quale lo stanziamento dei fondi deve essere compatibile con l’equilibrio del bilancio statale - commenta Alberto Borsari, sindaco di Borgo Mantovano, che avrà una riduzione di circa il 40% - ma questo taglio ci mette in difficoltà, perché la misura è stata annunciata a bilanci approvati».

Per Francesco Aporti, sindaco di Borgo Virgilio, Comune nato nel 2014, questa manovra è miope «perché disincentiva una pratica sana, che negli anni consente, per esempio, di ridurre l’indebitamento». Il suo Comune perderà 350mila euro: «Come faccio ora? Non posso tagliare servizi o affidamenti a metà anno».

Contributo dimezzato per Borgocarbonara, il cui sindaco, Lisetta Superbi, non nasconde l’amarezza: «Dopo aver lavorato tanto sulla popolazione per arrivare a unire Borgofranco e Carbonara è una grande delusione. Chi vorrà più fare le fusioni?» si chiede. Lo stesso vale per Sermide e Felonica, insieme dal 2017 e con 133mila euro in meno su cui contare. «Abbiamo tolto la Tasi e stavamo pensando all'Irpef - ha spiegato il vice sindaco Annalisa Bazzi - speriamo che il Governo ci ripensi». 

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