Bloccati in 34 a Londra, l’odissea è finita: «Finalmente a casa»
Rientrati gli studenti del Redentore dopo un ritardo di due giorni e mezzo per colpa di un volo cancellato

MANTOVA. Sono arrivati, sani e salvi e questa volta in orario all’aeroporto di Villafranca, dopo un ritardo di due giorni e mezzo, causa cancellazione del volo. I 32 ragazzi e ragazze, più due insegnanti, dei licei Redentore di Mantova sono atterrati alle 22.25 all’aeroporto Catullo, in due gruppi (da 10 e da 24) divisi in due voli Lufthansa che hanno fatto scalo a Monaco e a Francoforte. «Finalmente a casa» è il commento che ha fatto eco allo sbarco.
Ad attenderli, in apprensione da due giorni, i genitori che hanno accolto le insegnanti Giovanna Zaccaria e Emmy Lehmann con un mazzo di rose e ringraziarle così per aver gestito in modo brillante la difficile situazione.
«È stata un’odissea, sembrava di essere in un film – commenta la Zaccaria – certo, nulla di tragico ma il primo giorno dalle 9 del mattino all’una di notte, in 34 bloccati in aeroporto, non è stato facile. Il giorno dopo, per fortuna, l’attesa è stata in un bell’albergo messo a disposizione da Easyjet».
Come già raccontato, al termine di quindici giorni di vacanza studio a Oxford, la comitiva mantovana, arrivata all’aeroporto di Gatwick alle 9 di domenica mattina, ha ricevuto la notizia che il volo Easyjet delle 13.15 per Villafranca era stato cancellato.
«La cosa inconcepibile è che nemmeno l’agenzia ci ha informato, ci siamo trovati in aeroporto – va avanti la docente, origini italiane e madrelingua inglese – senza avere risposte su cosa avremmo dovuto fare. E fino a notte, Easyjet non ci ha trovato un hotel. C’erano state molte cancellazioni e una fila infinita al banco della compagnia. Una volta arrivata lì, al personale ho detto “da qui non mi muovo finché risolvete la situazione”. Qualche genitore ha chiamato la Farnesina e il consolato; abbiamo ricevuto una telefonata persino da loro, ma non s’è risolto nulla».
«I ragazzi comunque sono stati bravi, nonostante il disagio – conclude la professoressa – ora chiederemo il rimborso per i due giorni spesi inutilmente».
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