Dal Tibre alla tangenziale, le opere rimaste un sogno
L’autostrada Mantova-Cremona è nel limbo, ma altre infrastrutture attese dai mantovani sono sfumate a causa di divisioni politiche
Sandro Mortari
MANTOVA. La storia politico-amministrativa di Mantova degli ultimi decenni è costellata di opere pubbliche, essenzialmente strade, prima sognate, accarezzate e, infine, svanite. L’autostrada Mantova-Cremona rischia di essere iscritta in questo elenco. Inserita nel 2002 tra le previsioni viabilistiche della Regione Lombardia, l’autostrada che dovrebbe collegare il Torrazzo al Ducale – lungo l’importante via per Milano – finora è stata percorsa solo dalle polemiche; nel 2013, dopo varie vicissitudini, è arrivato il progetto dei privati della società Stradivaria, condiviso dai territori, che ora è stato messo in soffitta dallo stesso Pirellone in attesa di sostituirlo con il raddoppio dell’attuale ex statale Padana Inferiore o con un’altra autostrada tutta pubblica.
Per non parlare del completamento della tangenziale di Mantova. Ci sono i tratti nord e sud, ma mancano quelli est e ovest per chiudere l’anello intorno alla città. Come succede ovunque. In questo caso l’attesa è molto più lunga: basti pensare che nel 1987 si pensava almeno di realizzare il primo tratto, quello ovest, per superare il lago Superiore.
Gli ambientalisti, che già allora andavano forte in termini di consenso e di mobilitazione dell’opinione pubblica, si opposero e anche in questo caso tutto sfumò. Di tangenziale ovest si parlò anche con la giunta Sodano che nel suo programma elettorale del 2010 mise addirittura un tunnel sotto il lago Superiore nel tracciato della tangenziale ovest (sarebbe stato ricavato nel tratto lacustre lungo il percorso ipotizzato tra il rondò del Gigante, sulla Cremonese, e quello del Gombetto, sulla Goitese). Ovviamente, sembrò subito una boutade «acchiappa voti», tanto che non se ne fece nulla.
Sempre sul fronte della tangenziale è stato realizzato l’asse sud; per completarlo e portare il traffico, soprattutto pesante, verso l’autostrada del Brennero senza sfiorare le case di Valletta Valsecchi si pensò subito di allungarlo sino al casello di Bagnolo. Il prolungamento dalla Valle dei fiori alla A22 fu così inserito nel progetto dell’autostrada Mantova-Cremona. Con un problema: se questa non si fa, salta anche l’altro. Come potrebbe succedere. Del tratto ovest non si parla più: e così, i mantovani rischiano ancora per molti anni di non essere in grado di raggiungere Curtatone da Porto, e viceversa, senza passare dalla città.
Se n’è andato anche il famoso Tibre, il collegamento tra le due autostrade A22 (Autobrennero) e A15 (Autocisa). A fine anni ‘90 si parlava di Tibre basso (da Bagnolo, e quindi dall’A22, a Fontevivo, sulla A15) e di Tibre alto (da Nogarole Rocca, sulla A22 a Fontevivo) con sponsor politici diversi. E fu battaglia tra i vari sostenitori. Dopo anni rimase in pista solo la Nogarole Rocca-Fontevivo che correva quasi parallela alla A22, per poi essere definitamente cancellata nel 2017 dall’allora Governo e dalla Regione Emilia (fu spazzata via anche la tangenziale di Goito, fino ad allora prevista come opera compensativa nell’ambito di quel progetto autostradale).
Resta solo da ricordare la Cispadana, quando era una superstrada che doveva passare nella bassa, tra Gonzaga e Suzzara, per collegare velocemente il Mantovano con Parma. Era in competizione con la Cispadana emiliana che avrebbe dovuto passare più sotto. Alla fine fu così. E per un attimo si era sognato anche di avere a pochi passi da casa un tratto della futura Cispadana autostradale (da Reggiolo sulla A22 a Ferrara sulla A13): ma tutto è svanito subito.
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