Obiettivo presidio acquatico: i vigili del fuoco di Mantova a caccia di fondi
Sostenuto dal consiglio regionale, il progetto prevede l’accesso da Porto Catena. Ma i 30mila euro necessari devono essere stanziati da Roma. E ora la crisi preoccupa
Igor Cipollina
MANTOVA. Città anfibia, stretta nella cintura liquida dei suoi laghi, Mantova merita un presidio acquatico dei vigili del fuoco. In cantiere da qualche anno, il progetto ha ripreso slancio negli ultimi mesi, raccogliendo interesse e consensi, ma adesso rischia di naufragare contro lo scoglio dei fondi. Ne servirebbero pure pochi – nell’ordine di 20/30mila euro all’anno per pagare le ore aggiuntive – ma devono essere stanziati da Roma, dove il governo galleggia nel rebus della sua sopravvivenza.
A cercare la sponda del consigliere regionale Andrea Fiasconaro (5 Stelle) sono stati Ferdinando D’Anna e Francesco Occhipinti, entrambi in servizio al comando di viale Risorgimento e delegati della Uilpa vigili del fuoco (del quale D’Anna è pure segretario territoriale). L’operazione va in porto, Fiasconaro imbastisce un ordine del giorno che impegna la giunta regionale a stipulare una convenzione per istituire un presidio acquatico dei laghi di Mantova, e in dicembre il consiglio l’approva. Di più: attorno al progetto Fiasconaro riesce a tessere una rete di relazioni e condivisioni. Ne parla con l’assessore regionale alla protezione civile Pietro Foroni, incassa la disponibilità di Aipo (l’Agenzia interregionale per il fiume Po) a occuparsi degli scivoli per l’ingresso in acqua dei mezzi dei vigili del fuoco, sonda il parere della prefettura, e porta la questione dritto a Roma. «Siamo all’ultimo miglio» condensa Fiasconaro in una formula.
Il problema è che la Regione è competente solo per i vigili del fuoco volontari, a stanziare i fondi deve essere il ministero, magari attraverso la prossima legge di bilancio. Con la mediazione di Luigi Gaetti, il progetto finisce quindi sulla scrivania del sottosegretario leghista Stefano Candiani, che nel perimetro del ministero dell’Interno ha la delega dei vigili del fuoco. Tutto questo prima che il governo franasse lungo il piano inclinato di una crisi dall’esito incerto. Gli occhi sono tutti puntati sul premier Conte, atteso oggi in Senato.
Progetto alla mano, il presidio funzionerebbe solo nei mesi estivi e l’opportunità di realizzarlo si regge su alcune evidenze e prospettive. A metterle in fila è D’Anna. È un dato di fatto l’aumento dei turisti e del traffico delle motonavi. È una minaccia stagionale quella dei roghi dei canneti, in un ecosistema fragile come quello delle Valli del Mincio. E poi s’intravede all’orizzonte la balneabilità del Lago Superiore, magari non sarà domani ma nemmeno in un futuro troppo remoto. Insomma, un presidio acquatico, magari a Porto Catena, ci starebbe tutto.
Il comando di Mantova può contare su un mezzo anfibio, un’imbarcazione alluvionale, due battelli pneumatici (da 5 e 7 metri), e un gommoncino da rafting da lanciare in acqua per i primissimi interventi, ben 84 vigili del fuoco con patente nautica e un robusto gruppo di soccorritori acquatici. Avere un punto d’accesso diretto ai laghi velocizzerebbe le operazioni. Il progetto c’è, il consenso pure. All’appello manca la volontà politica.
I commenti dei lettori