Palazzi e Bonaccini a Zingaretti: «Amministratori locali esclusi dalla trattativa per il governo»
Il sindaco di Mantova e il presidente dell’Emilia-Romagna si fanno interpreti dei territori. «Sì all’accordo con il Movimento 5 Stelle per svelenire il clima»
Igor Cipollina
MANTOVA. Se il Pd fosse ancora un partito popolare, capace di intercettare i bisogni e tradurre le speranze di una base frastornata, a Stefano Bonaccini spetterebbe un ruolo di primo piano, nazionale. Ma la truppa dem è sfilacciata da tensioni e vanità, e la gente, la base, è ormai un puntino sfocato in una mappa politica che non è più buona a orientare le scelte.
Così adesso a Bonaccini tocca sudarsi la riconferma alla guida dell’Emilia-Romagna: «L’ultimo baluardo di resistenza» avverte dal palco della Festa dell’Unità. Se cade anche l’Emilia, non ci sarà più argine capace di respingere l’onda nera del populismo sovranista. Vero, la Lega è già il primo partito della ex regione rossa, ma il botto alle ultime Europee si è sgonfiato nella tenuta dei sindaci di sinistra: la stessa mano, nello stesso momento, ha fatto due croci su simboli che più distanti, per storia e valori, non si potrebbe.
E questo strabismo elettorale racconta di un voto ormai de-ideologizzato: un tempo sarebbe stata una bestemmia politica, oggi è il segno di una mobilità da governare. E, purtroppo, non basta aver amministrato bene. Ne è consapevole, Bonaccini, che divide il palco con il sindaco Mattia Palazzi e il segretario cittadino del Pd Giovanni Pasetti.
Il tema dell’autonomia differenziata arriva in coda, prima c’è da parlare della crisi di governo e della trattativa serrata tra Pd e Movimento 5 Stelle per approdare a un accordo che Palazzi ritiene utile. A cosa? «A svelenire il clima d’odio di cui i 5 Stelle sono i primi responsabili, per tornare a gestire i conflitti in modo civile». Certo è che per il Pd si tratta di una sfida, da affrontare con l’umiltà di chi le ultime elezioni le ha perse, e il coraggio di chi ha le priorità chiare: ambiente, lotta alla disuguaglianza, rilancio della politica industriale.
«Come si approccia l’elettorato mobile? Offrendo un elemento di speranza, di fiducia nel futuro – risponde Bonaccini – Mostrandosi meno snob». E affrancandosi da una visione romanocentrica. La domanda, in attesa di una risposta, è: perché Zingaretti non ha coinvolto nella trattativa alcun amministratore locale?.
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