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Il milione promesso e la Domus: ecco le spine mantovane di Franceschini

Il Comune aspetta ancora il contributo stabilito per la capitale della cultura. E sotto di lui la sovrintendenza diede il via libera alla passeggiata archeologica

Sandro Mortari
2 minuti di lettura

MANTOVA. Il ritorno di Dario Franceschini alla guida del ministero per i Beni culturali del nuovo governo con M5S, Pd e Leu ha riempito di speranza i cuori di Mattia Palazzi e dei suoi assessori. Con il ministero, infatti, sono aperte due partite che a Mantova si spera di condurre al fischio finale con un risultato favorevole. Innanzitutto, si attende ancora il versamento del milione di euro, promesso al Comune nel 2015 sempre da Franceschini quando era ministro nel governo Renzi, per Mantova capitale italiana della cultura 2016.

Sono passati 4 anni da quell’impegno pubblico (il ministro si pronunciò il 27 ottobre 2015), ma i soldi che avrebbero dovuto essere utilizzati per valorizzare il patrimonio culturale e artistico della città non sono ancora arrivati. Il che fa passare brutti pensieri per la testa dell’opposizione, sicura che quel contributo è ormai perso e pronta a puntare il dito accusatore contro il centro sinistra.

Eppure, la giunta Palazzi non dispera di ricevere, prima o poi, quanto le era stato promesso. Tant’è che il milione puntualmente è finito nei bilanci di previsione dal 2016 ad oggi e nei rispettivi consuntivi. Sarà così anche per il prossimo bilancio del 2020. «Siamo sicuri che quel milione arriverà» fanno sapere dal Comune.

I bene informati attribuiscono i ritardi nell’erogazione del contributo ai continui cambi di responsabile avvenuti in questi anni nei settori chiave del ministero che hanno rallentato varie pratiche. «Non siamo solo noi in attesa di qualcosa dal dicastero, la situazione riguarda anche molti altri Comuni» aggiungono le fonti che ora confidano nel ritorno di Franceschini per chiudere l’imbarazzante partita.

Il sindaco Palazzi ha già annunciato che chiederà al neoministro anche un suo intervento per mettere fine all’obbrobrio della Domus che in piazza Sordello copre i mosaici romani ma deturpa irrimediabilmente uno dei più bei contesti storici d’Italia. Ed è questo il secondo fronte (l’altra spina) su cui il Comune chiede la collaborazione del ministero.

Franceschini dovrebbe conoscere bene il problema, o quantomeno sapere dove trovarne traccia negli archivi, visto che fu ministro per i beni culturali dal 22 febbraio 2014 al 1º giugno 2018, il periodo in cui il Comune ottenne tutte le autorizzazioni dalle varie sovrintendenze e, quindi, anche dal ministero, per eliminare il cubo, la prima protezione dei mosaici realizzata nel 2010, e sostituirlo con la passeggiata archeologica. Complicato, dunque, anche se non impossibile, ottenere adesso l’ok a rimuovere muri e lastroni da piazza Sordello.

Per la cronaca, il 25 febbraio 2014, tre giorni dopo l’insediamento di Franceschini al ministero, l’allora sindaco Nicola Sodano annunciava, in una conferenza stampa, l’approvazione, da parte della giunta, del progetto preliminare relativo all’abbattimento del cubo e alla sua sostituzione con la passeggiata archeologica, redatto dall’ufficio tecnico del Comune con la consulenza del Politecnico.

Da lì inizia la laboriosa raccolta di tutti i pareri di sovrintendenze, ministero per i beni culturali, Unesco, istituto centrale del restauro e direzione regionale per i beni artistici, sui progetti definitivo ed esecutivo per la demolizione del cubo (3 aprile 2015 l’avvio dei lavori) e per la costruzione della Domus (3 maggio 2015 l’apertura del cantiere), inaugurata a fine gennaio 2017.

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