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Estorsioni e violenze, arrestati capi ultrà della Juventus. Indagato un bancario a Castiglione

La Digos gli notifica l’avviso di garanzia per violenza privata e minacce aggravate. Scatta il Daspo per quattro anni

Andrea Moglia
2 minuti di lettura

MANTOVA. Che il calcio gli pulsi nelle vene da sempre, questo è cosa nota a tutti in paese. Da spettatore, da agitatore del tifo e perfino da dirigente di squadra. Ma che potesse finire nella macina di un’inchiesta giudiziaria sul tifo violento, con la bolla dell’ultrà che ha oltrepassato la linea del codice penale, nessuno se l’aspettava. Moreno Zilia, 51 anni, impiegato di banca residente a Castiglione delle Stiviere, è uno dei quaranta tifosi della Juventus indagati a piede libero nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Torino che ieri ha portato all’emissione di dodici misure cautelari nei confronti di altrettanti capi ultrà bianconeri, in buona parte residenti nel capoluogo piemontese.

Ieri mattina di buon’ora personale della Digos proveniente dalla questura di Mantova ha notificato a Castiglione un’informazione di garanzia a Moreno Zilia, che è coordinatore delle tifoserie organizzate del Football Club Castiglione ma anche referente per l’Alto Mantovano dell’Ultimo Baluardo, formazione della tifoseria juventina nata nella curva sud dello stadio di Torino.

Zilia è stato messo a conoscenza del fatto di essere indagato per concorso in violenza privata e minacce aggravate, in base agli articoli 610, 110 e 339 del codice penale. Ma non è tutto. Nei suoi confronti il questore avrebbe emesso un Daspo – acronimo di Divieto di accedere alle manifestazioni sportive – della durata di quattro anni, valido per gli incontri nazionali e internazionali. La portata di questo provvedimento è la diretta conseguenza dell’inchiesta in corso. Ma va anche registrato il fatto che quelle mosse nei confronti di Zilia – che ha un passato di dirigente della società calcistica Savoia, una squadra castiglionese di seconda categoria – sono al momento solo accuse, che andranno documentate e provate.

Quali sono le accuse? È possibile trovarne traccia nell’ordinanza di misura cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari Rosanna Croce nei confronti dei dodici capi ultrà bianconeri. Secondo gli inquirenti, durante alcuni incontri di campionato disputati dalla Juventus, Moreno Zilia e altri nove Drughi – così si chiamano gli appartenenti a una fazione ultrà bianconera, nome ispirato al branco violento di Arancia Meccanica – avrebbero avuto «il compito di delimitare con il nastro adesivo i settori che devono essere occupati da una cerchia ristretta di ultrà e non dai cosiddetti tifosi comuni». Quindi, questa l’accusa, i dieci Drughi avrebbero partecipato all’organizzazione con cui la tifoseria estrema esercitava in modo illegittimo il controllo e la gestione della curva sud a Torino.

Torniamo alla notifica dei provvedimenti che la Digos ha fatto ieri mattina a Castiglione delle Stiviere. Dopo aver informato l’indagato i poliziotti sono passati alla perquisizione domiciliare, che si sarebbe protratta per oltre un paio d’ore. L’attività della Digos s’è conclusa con il sequestro di due grosse bandiere e di materiale che certificherebbero, secondo le forze dell’ordine, l’appartenenza di Moreno Zilia alle frange estreme del tifo organizzato bianconero. Benché a suo carico non ci siano mai stati prima segnalazioni o provvedimenti e non sia mai stato ritenuto necessario in passato monitorare la sua partecipazione agli eventi sportivi.


 

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