«Azione studiata da tre giorni»: il gip convalida l'arresto per lo yemenita di Ostiglia
Ipotesi terrorismo: nel cellulare filmati di massacri al suo paese. Si è rifiutato di comparire dal giudice. La difesa chiederà una perizia psichiatrica

OSTIGLIA. Si è rifiutato di uscire dalla sua cella per presentarsi davanti al gip per l’interrogatorio di convalida. Resta in carcere con l’accusa di tentato omicidio aggravata dalla finalità terroristica e dalla violenza a pubblico ufficiale, Mahamad Fathe, il 23enne yemenita che martedì 17 settembre ha ferito con delle forbici da barbiere un militare alla stazione Centrale di Milano. Lo ha deciso il gip Natalia Imarisio convalidando l’arresto e disponendo la misura cautelare.
Per il gip, c’è il pericolo che possa commettere ancora azione violente, possa fuggire e inquinare le prove. Ma soprattutto il gip parla di un’azione pianificata a cui, come lui stesso ha riferito, stava pensando da tre giorni, dettata dal radicalismo religioso, compiuta con lucidità, malgrado abbia detto di essere stato spinto da fantomatiche «voci», e che ha sparso il terrore. Non è escluso che la difesa decida di chiedere una perizia psichiatrica per valutare la sua capacità di intendere e di volere al momento del fatto.
Intanto la procura di Milano sta indagando sul passato del giovane, che quest’estate ha passato due mesi ad Ostiglia, all’hotel California, la struttura che ospita i profughi per conto della coop Alce nero. Gli inquirenti stanno cercando di verificare se avesse contatti con esponenti del mondo jihadista. Sul suo cellulare, inoltre, sono stati trovati filmati relativi a massacri di civili in Yemen che lo avrebbero sconvolto.
Il 23enne era arrivato in Italia nel 2017 grazie all’apertura di un corridoio umanitario dalla Libia e poi emigrato in Germania, da dove era stato rimandato nel nostro Paese ai primi di luglio come «dublinanate», dopodiché aveva chiesto asilo presso la procura di Mantova. Dalla Germania a inizio agosto era arrivata alle autorità italiane una segnalazione per «simpatie» per l’estremismo islamico, ma secondo gli inquirenti era così generica e non rilevante che non è stata inserita nel sistema di indagine delle forze dell’ordine, come avviene per queste segnalazioni senza elementi investigativi utili.
E così non era presente nei terminali Sdi quando, la notte prima dell’aggressione, l’uomo era stato portato in caserma, e poi rilasciato perché si aggirava con una penna in mano minacciando i passanti. Di certo c’è che quando ha aggredito il militare Fathe era sotto l’effetto del khat, una potente droga molto diffusa nella comunità. In Germania, Fathe si sarebbe mantenuto proprio spacciando la cocaina degli arabi e lavorando tra le bancarelle di abbigliamento femminile.
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