Guido Poli coordinatore Aids per il «Patto per la scienza»
Professore al San Raffaele di Milano è tra i massimi esperti dell’Hiv in Italia: «La malattia è sparita solo dalle agende dei governi, serve fare informazione»
Francesco Romani
POGGIO RUSCO. Ricercatore su HIV/AIDS dal 1985. Sposato con Elisa Vicenzi, due figli (Andrea e Marco) oggi Guido Poli, poggese è stato nominato a coordinatore del gruppo sull’Aids del Patto trasversale per la scienza, nato per promuovere la conoscenza scientifica come valore universale, da non negare o distorcere per fini politici. Un “premio” alla sua straordinaria carriera di ricercatore che dal Liceo Scientifico di Ostiglia lo ha portato dopo la laurea a pieni voti in Medicina a Ferrara, prima negli Stati Uniti, poi dal 1994 all’Istituto di ricerca scientifica San Raffaele dove ha fondato l’Unità di Immunopatonogenesi.
Roberto Burioni e Guido Silvestri lo hanno voluto a guidare il gruppo sull’Aids dell’Associazione Patto per la scienza, del quale è socio fondatore. Punto di riferimento di corretta informazione e di stimolo per affrontare temi medici dal versante scientifico.
Poli, che è Professore di patologia generale all’Università del San Raffaele, ha al suo attivo oltre 250 pubblicazione su riviste internazionali. Sarà affiancato tra gli altri dalla professoressa Antonella D’Arminio Monforte, dell’Università di Milano e dal dottor Andrea Antinori, direttore della divisione Malattie Infettive dell’Istituto scientifico Spallanzani di Roma.
Perché è importante oggi parlare di Aids quando il problema sembra ormai risolto? «In realtà il virus dell’Hiv e la malattia che ne conseguenza, l’Aids - spiega Poli - in Italia sono spariti, ma solo dalle agende dei governi che si sono succeduti negli ultimi 10 anni. Anche recentemente, la campagna informativa pubblica che doveva nascere mesi fa, sembra sparita nel nulla. Il nostro compito sarà proprio quello di costituire un pungolo su questi temi, offrendo la nostra esperienza di supporto super partes. Fornendo pareri esperti indipendentemente da quale governo sia in carica».
Segnate nei decenni scorsi dal marchio dovuto alla trasmissione per via sessuale, le persone sieropositive oggi possono vivere una vita pressoché normale grazie alle terapie antiretrovirali (in sigla cART).
«Un dato positivo perché questo toglie lo stigma sociale dovuto alla disinformazione - prosegue Poli -. Ma non bisogna dimenticare che in Italia oggi vi sono circa 120, 130mila persone infettate. E il 12% delle persone con Hiv in Italia oggi non sanno di esse re infette. Senza adeguata informazione, avranno mediamente 8-10 anni per trasmettere sessualmente l’infezione, prima che emergano i sintomi dell’Aids. Per questo, di fronte all’ignoranza di adolescenti e giovani sui meccanismi dell’Hiv serve aumentare la corretta informazione». —
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