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Battaglia alla nuova droga Ostigliese la super ricercatrice

Marica Orioli, 44 anni, ha identificato per prima in Italia un decesso per Fentanyl. Mille volte più potente dell’eroina, la sostanza ha causato 200mila morti in Usa

Francesco Romani
2 minuti di lettura

OSTIGLIA. È partita da Ostiglia con in tasca una laurea con il massimo dei voti in chimica e tecnologie farmaceutiche, il viatico dei nonni, Germano ed Anna Gardona e dei genitori. Poi è seguito il dottorato di ricerca a Milano e quindi l’avvio della carriera Universitaria alla Statale dove oggi insegna come professore associato. Ma di lei hanno parlato tutti i giornali italiani in quanto direttrice del laboratorio di Tossicologia Forense della Statale milanese.

Marica Orioli, 44 anni, che oggi vive nel capoluogo regionale, con il suo team è infatti la ricercatrice che per prima ha identificato la “super eroina”, la micidiale sostanza che in Usa sta mietendo migliaia di vittime. Una guerra che la Orioli combatte ogni giorno, cercando di identificare le nuove sostanze sintetizzate dai laboratori clandestini.

Tutto inizia con la morte di un ex tossicodipendente. Sembra la classica overdose, ma qualcosa non torna. «La bustina contenente la sostanza che si era iniettato è arrivata al nostro laboratorio - ricorda la ricercatrice -. Stranamente con conteneva derivati dell'oppio. Quindi non era eroina anche se il decesso sembrava collegato a quello». Un insuccesso che poteva finire in nulla, ma che nei laboratori dell’università diventa un rompicapo per risolvere il quale il gruppo di lavoro dedica i propri sforzi.

«Per noi era una analisi al buio, partivamo da zero perché quella sostanza non corrispondeva a nessuna delle classi di stupefacenti note». Una nuova droga, insomma. E i sospetti si indirizzano verso una classe mai rinvenuta in Italia, quelle legate al micidiale Fentanyl.

Potente da 100 a mille volte più dell’eroina (la dose letale è un granello), la sostanza negli Usa dal 2014 ha già provocato 200mila vittime, e nel 2018 il presidente Trump l’ha dichiarata quale emergenza nazionale. In Italia tra 2016 e 2017 le morti per overdose sono salite del 9,7% dopo 15 anni di calo. Non si è sicuri che c’entri il Fentanyl. Servirebbero analisi tossicologiche costose, che solo pochi laboratori sanno fare. E difficilmente sono disposte per un’overdose. Inoltre i derivati del Fentanyl sono ben più di 50. Come per il doping, ne arrivano sempre di nuovi. Ma in questa “guerra” una battaglia decisiva è stata vinta dal laboratorio diretto dalla 44enne ostigliese. «Abbiamo impiegato quasi un anno, ma alla fine ce l’abbiamo fatta ed abbiamo riconosciuto la sostanza».

Oggi i laboratori italiani più specializzati posseggono 22 “standard”, le chiavi per riconoscere i derivati del Fentanyl. «Ma i laboratori clandestini nel sintetizzano sempre di nuovi - conclude la Orioli -. Perché sostanze appena inventate non sono ancora catalogate come stupefacenti e nel lasso di tempo che serve alle forze dell’ordine per riconoscere e classificare la nuova sostanza, non si rischia di essere imputati. Per questo il nostro sforzo continua nel riconoscere sempre quanto emerge nel mercato clandestino». Una lotta “guardie e ladri” alla quale la dottoressa ostigliese ormai ha dedicato una parte importante del proprio lavoro. 


 

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