Una vita in missione per costruire la pace: Paolo Bergamaschi lascia il Parlamento europeo
Bandiera degli ambientalisti viadanesi in pensione dal primo novembre dopo 24 anni di impegno come consigliere nelle istituzioni europee. In questi anni ha scritto per la Gazzetta di Mantova numerosi reportage
Francesco Romani
VIADANA. La sua è stata una vita di lavoro per costruire rapporti di pace in Europa. Dal primo novembre, Paolo Bergamaschi, viadanese, lascerà per collocamento a riposo il Parlamento europeo, dove è consigliere di politica internazionale nella Commissione Esteri. Quasi 25 anni spesi per aiutare la costruzione di una casa comune del vecchio continente passando dai travagli delle guerre balcaniche, al disfacimento dell’ex Urss, all’allargamento della compagine europea, all’adozione della moneta unica. Tanti obiettivi realizzati, qualche rimpianto per i processi di dialogo ancora al palo come nel Kosovo o nel Caucaso.
Gli inizi
E pensare che Bergamaschi, nato nel 1955, uno dei fondatori del Movimento Verde a Viadana e storico esponente dell’Ambientalismo a livello nazionale, a Bruxelles non ci voleva andare.
Laureato in Veterinaria, voleva esercitare la sua professione. Ma grazie ad una borsa di studio vinta a 17 anni, aveva studiato e vissuto negli Usa, imparando l'inglese.
Le lotte contro la centrale nucleare a Viadana (Bergamaschi fu arrestato nel 1983) lo mettono in contatto con il movimento verde italiano, che allora muove i primi passi.
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Saranno Alexander Langer e Gianni Mattioli a volere quel giovane magrolino (il suo soprannome è “spillo”), fra i pochi a sapere bene l’inglese, a Bruxelles. Dove viene in contatto con il forte mondo ecologista Nord Europeo. La crisi dei Balcani lo spinge definitivamente al Parlamento europeo, dove entra come funzionario in capo al gruppo Verde, nella convinzione che la voce pacifista deve farsi sentire forte.
L’amico imperatore
A Bergamaschi viene subito affidato il ruolo di consulente-consigliere nella Commissione Esteri. A presiederla, i primi anni è un certo Ottone d’Asburgo, arciduca ereditario d’Austria Ungheria europarlamentare del gruppo Popolare. «Mi prese subito in simpatia - ricorda Bergamaschi - perché in qualche modo ereditavo il ruolo di Langer. Fu lui a “promuovermi” sul campo perché un giorno che in Commissione non c’era nessun parlamentare verde, mi impose di prenderne il posto».
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L’arciduca aveva visto lungo. Lui che ricordando il suo sangue blu teneva le riunioni rigorosamente in piedi, aveva capito che quel giovane avrebbe potuto prendere in mano le redini della politica europea verde. Oggi Bergamaschi è recordman di risoluzioni presentate, più di 500 e di risoluzioni oltre 4mila. Avendo preparato i più importanti documenti di politica internazionale che poi gli Europarlamentari hanno portato in aula.
Pendolare con i politici
Un aspetto curioso della sua vita è il fatto che da sempre Bergamaschi ha fatto la spola in auto fra la sua Viadana, Bruxelles, dove vive, e Strasburgo. «Mi è capitato tante volte di dare dei passaggi ai politici - ricorda sorridendo - anche a Salvini, quando non era così conosciuto». Tante amicizie e conoscenze fra i parlamentari italiani: da D’Alema, a Prodi, a Pannella o la Mogherini. Ma anche a livello internazionale, come l’ex primo ministro georgiano Zurab Zhvania.
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L’europa alla svolta
Entrato quando l’Europa era passata da 12 a 15 membri, ora esce a 28 membri. «Un processo non indolore, ma che ha portato sviluppo e stabilità nei paesi che sono entrati - ricorda Bergamaschi - la strada per costruire la casa comune europea è lunga e densa di ostacoli. Sovranismi e populismi sferrano attacchi quotidiani e questo mi preoccupa. È vero che sull’immigrazione l’Italia è stata lasciata sola. Ma ci si dimentica che abbiamo avuto 70 anni di pace e prosperità. Continuerò a impegnarmi - conclude Bergamaschi – per questo obiettivo attraverso articoli, libri e conferenze».
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