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La lezione mantovana del super manager: «Istituzioni vecchie e inadeguate a governare il nuovo mondo»

Ospite del Rotary l’ex amministratore delegato della Montedison Cardarelli. Nel 2003 volò a Baghdad per coordinare la ricostruzione dell’Iraq

Igor Cipollina
1 minuto di lettura
Da sinistra Barosi, Girondi, LinoCardarelli, Moreschi e Giamboni a Ca’ degli Uberti 

MANTOVA. Avanziamo come funamboli sulla corda del futuro, «una linea complicata» tesa tra ieri e domani. Senza rete alcuna. Guai a guardare troppo in basso, come vorrebbero sollecitarci a fare i pubblicitari che hanno proposto di lastricare Times Square di réclame. Finiremmo per inciampare nell’oggi. «Più che divinarlo, il futuro andrebbe creato con ciò che si fa ogni giorno. Perché il futuro è già domani» avverte Lino Cardarelli, super manager a riposo, già amministratore delegato di Montedison, con un lungo elenco d’incarichi ai vertici di banche internazionale, esecutore dell’accorpamento dei ministeri dei lavori pubblici, dei trasporti, della Marina e dell’Aeronautica per il secondo governo Berlusconi.

Invitato dai Rotary Club Mantova San Giorgio, Mantova, Andes Curtatone e dall’eClub Victorinus Feltrensis, Carderelli racconta del suo impegno per la ricostruzione dell’Iraq in macerie dopo la caduta di Saddam Hussein. Prima nell’Autorità provvisoria di coalizione, e quindi nell’Iraq Program Management Office. Un curriculum da far tremare i polsi, quello di Cardarelli, che prende la parola a Ca’ degli Uberti, dopo una cena mantovana rivisitata con eleganza, dai tortelli di zucca alla sbrisolona, sottile e servita su un letto di zabaione.

«Il Novecento è veramente finito – scandisce – la globalizzazione e la digitalizzazione hanno creato una forte discontinuità, non solo tecnica». Peccato che si sia preteso, e ancora si pretenda, «di governare il nuovo mondo con le istituzioni del passato, inadeguate, arroganti e autoreferenziali». Per Cardarelli l’imperativo è raccordare la storia, che definisce l’identità, alla geografia, che definisce i confini. Due tra le materie meno approfondite nelle nostre scuole. Per raccontare dell’Iraq e del Medio Oriente, l’ex manager, che è stato anche segretario generale dell’Unione per il Mediterraneo, si muove quindi tra questi due assi. Viaggiando nello spazio e nel tempo.

1979: Saddam Hussein si prepara a invadere l’Iran, che ha appena spodestato lo Scià di Persia portando al potere l’ayatollah Khomeyni, mentre, a sua volta, l’Armata Rossa invade l’Afghanistan. 1989: muore Khomeyni e l’Unione Sovietica lascia l’Afghanistan. Un anno prima Iraq e Iran avevano accettato la risoluzione Onu che metteva la parola fine alla guerra. 1922: dopo 623 anni scompare l’Impero Ottomano, smembrato da confini nei quali le tribù non si riconoscono, perché forzano la loro organizzazione ancestrale. Eccolo, il guasto originario, da cui tutto sarebbe poi derivato. La storia e la geografia. 

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