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Il sogno diventato realtà, Artioli: «Così ho ridato vita alla storica Bugatti»

Una vita a inseguire sogni. Sogni che si sono concretizzati e che hanno reso l'imprenditore nativo di Moglia, un grande nome dell’automobilismo mondiale. Museo Nuvolari gremito per la presentazione di “Bugatti e Lotus thriller. La costruzione di un sogno”, libro nel quale Artioli racconta la sua incredibile avventura imprenditoriale.

M.S.
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MANTOVA. Una vita a inseguire sogni. Sogni che si sono concretizzati e che hanno reso Romano Artioli, imprenditore nativo di Moglia, un grande nome dell’automobilismo mondiale. Museo Nuvolari gremito per la presentazione di “Bugatti e Lotus thriller. La costruzione di un sogno”, libro nel quale Artioli racconta la sua incredibile avventura imprenditoriale.

Un’avventura che parte da Bolzano, sua città d’adozione, dove gestisce il più grande concessionario di Ferrari del mondo. «Enzo Ferrari non era una persona facile con cui lavorare ma trovammo ben presto una bella intesa - ha raccontato ieri - Io riuscii a estendere il mercato alla Germania. Ferrari restò al timone fino a novant’anni poi, come da contratto firmato anni prima, subentrò la Fiat».

Artioli fonda una sua azienda, Autoexpò. Il suo grande sogno, far rinascere un una delle più prestigiose marche automobilistiche del mondo, la Bugatti. «Io ero cresciuto con il mito della Bugatti. Quando negli anni ’50, poco più che ventenne, seppi della cessazione dell’attività di una realtà così importante, fui colpito da uno shock. Era un torto che non potevo accettare. Mi dissi, il mio obiettivo sarà farla rinascere».

E qualche decennio dopo, il sogno divenne realtà. «Dovetti aspettare quarant’anni prima di avere le disponibilità economiche per presentarmi al governo francese, proprietario del marchio a fine anni ’80, per avanzare la mia offerta. Feci decine di viaggi a Parigi. Alle volte mi viene da pensare che me la cedettero per disperazione».

Il primo obiettivo è creare un grande stabilimento a Campogalliano. A progettarlo è l’architetto mantovano Giampaolo Benedini, presente ieri al museo Nuvolari in veste di intervistatore. «Per la Bugatti non si poteva fare uno stabilimento qualunque - prosegue Artioli - Il risultato fu ottimo. Un luogo incredibile, dal quale i dipendenti non volevano quasi andare a casa. Con Giampaolo realizzammo macchine che ebbero grande successo. Penso alla EB110 e alla EB112, quest’ultima definita all’epoca la berlina più bella del mondo». Nel 1993 arriva l’acquisizione di un altro marchio storico, Lotus. La prima vettura a nascere è la Lotus Elise, che prende il nome dalla figlia di Artioli, Elisa. «Ebbe un successo strepitoso. Fu la Lotus più venduta dalla fondazione del marchio». Artioli venderà, infine, la Bugatti a causa di difficoltà finanziarie dell’azienda e cederà pochi anni dopo le sue azioni della Lotus. Questo dopo aver realizzato i suoi sogni di ragazzo e aver fatto sognare il mondo con le sue vetture.
 

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