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La Cina spinge le carni suine, lattiero-caseario sempre al top

Tiene il settore vitivinicolo, mentre cereali, bovini e frutta restano in difficoltà. Costano caro i danni provocati dalla cimice asiatica e dai cambiamenti climatici

Sabrina Pinardi
2 minuti di lettura

MANTOVA. Vento in poppa per il lattiero-caseario, in difficoltà carni bovine, cereali e frutticoltura. È quanto emerge dall’indagine sull’agricoltura lombarda nel primo semestre 2019 realizzata dalla Regione e da Unioncamere, presentata ieri mattina. I primi sei mesi del 2019 confermano la situazione di luci e ombre della seconda metà del 2018, con settori in buona salute e altri che stentano a riprendersi.

La redditività delle aziende è stabile, il fatturato risulta in crescita (anche se rallentata) e i costi di produzione crescono un po’ meno. Buone notizie dalle esportazioni, che sono cresciute del 6,3% (+1,7% Mantova), forse anche per anticipare l’arrivo dei dazi, e segnali positivi dai consumi interni, che ricominciano a salire. Nel dettaglio, continua il periodo d’oro del lattiero-caseario, comparto fondamentale per «una regione che – come ha spiegato il presidente di Unioncamere Gian Domenico Auricchio – produce il 44% del latte italiano (l’8% soltanto a Mantova)». Il successo del comparto dipende in buona parte da una domanda estera che Auricchio ha definito “tonica”.

Su questo tema il presidente della Camera di commercio Carlo Zanetti ha invitato a riflettere, però, su un nuovo elemento di destabilizzazione: «I dazi hanno portato una svalutazione importante della quale si troverà traccia nei dati del prossimo semestre». Recupera terreno la suinicoltura (4 milioni di capi in Lombardia, un milione solo a Mantova), oggetto di un approfondimento da parte di Gabriele Canali, direttore del Crefis: i prezzi dei suini da macello risentono, anche se indirettamente, della peste suina africana in Cina, che ha costretto i cinesi, grandi consumatori di carne di maiale, a rifornirsi all’estero, facendo impennare la domanda. Sono deboli, però, le quotazioni dei prosciutti Dop.

Sembra essersi interrotta, invece, la fase di ripresa delle carni bovine: le quotazioni calano e aumentano i prezzi dei vitelli da ingrasso.

Prosegue la fase critica dei cereali, mentre tiene, nonostante un calo delle quotazioni, il vitivinicolo. Altro aspetto analizzato dalla ricerca è quello relativo al numero delle aziende, in calo rispetto allo scorso anno. A Mantova, in particolare, si registra la contrazione maggiore: -3,1%. «Sempre meno aziende, sempre più strutturate» secondo Coldiretti, che ha evidenziato un aumento del 4% della superficie agricola utilizzata dalle imprese, pari a 21 ettari. L’associazione, attraverso l’intervento del suo vicepresidente Fabio Mantovani ha, poi, sottolineato il ruolo di traino della cooperazione e lanciato un appello ad «adottare strategie a sostegno delle produzioni territoriali di carne bovina».

Nel suo intervento anche la preoccupazione per la frutta, a un passo del collasso a causa della cimice asiatica. Non certo l’unico male del settore per Alberto Cortesi, presidente di Confagricoltura: «Scontiamo anche un limite logistico – ha detto – e di capacità di aggregazione delle imprese». Cortesi ha quindi accennato al tema della ricerca: «Se la cerealicoltura è in crisi è anche per le scelte europee legate alla ricerca genetica, che fa sì che la nostra cerealicoltura non sia competitiva». Fabio Perini, presidente di Confcooperative, ha ricordato i cambiamenti climatici, che «stanno condizionando pesantemente le nostre produzioni» e sulla carne ha sottolineato la dipendenza dalla Francia per l’acquisto dei vitelli da ingrasso. Avvio di stagione in chiaroscuro anche per Luigi Panarelli, presidente di Cia Est Lombardia, che a margine dell’incontro ha segnalato alcuni fattori di preoccupazione: «Dalla sempre maggior frequenza di eventi estremi, all’instabilità politica, fino al delicato aspetto della gestione dell’acqua». 

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