Il Comune respinge il ricorso: l’Arci Bocciofila deve chiudere
Via Roma: tre condizioni da rispettare per tenere aperto sino alla fine dell’anno. La società a cui è intestata la concessione deve rispondere entro martedì
Sandro Mortari
MANTOVA. Entro il 31 dicembre chiuderà i battenti il Circolo Arci Bocciofila mantovana e con esso anche il bar e il ristorante che si trovano nella palazzina dell’ex mercato del bestiame al Te. Addirittura, se la società Bocciofila mantovana (società cooperativa a responsabilità limitata) che ha in concessione il bocciodromo (da oltre un anno deserto e inutilizzato) e l’edificio storico, non si atterrà a una serie di condizioni imposte dal Comune, l’intero complesso dovrà tirare giù le saracinesche molto prima, il 22 novembre.
È la svolta a cui è arrivata alcuni giorni fa la vicenda, assai complessa e contorta, della Società Bocciofila e del circolo Arci Bocciofila, che vede la prima debitrice, nei confronti del Comune, di 251.781 euro di affitti non pagati, con tanto di ingiunzione di pagamento emessa lo scorso 25 giugno. E con l’Arci Mantova Aps che ha comunicato al Comune la mancata affiliazione per l’anno 2019-2020 (dal primo ottobre 2019 al 30 settembre 2020) del circolo Arci Bocciofila mantovana che, in questo modo, si è precluso «l’opportunità di attivare la somministrazione di alimenti e bevande nei confronti dei soci».
Il Comune, il 5 novembre scorso, ha risposto alla Società Bocciofila mantovana, presieduta da Renzo Monari (presidente anche del circolo Arci Bocciofila mantovana), che aveva chiesto una proroga sino al 31 dicembre (dal termine iniziale, già rinviato, del 31 ottobre) per lo sgombero della palazzina dell’ex mercato del bestiame e degli annessi campi da bocce.
Via Roma è disposta a concedere la proroga, a patto che la società accetti tre condizioni. La prima, che paghi il canone per i due mesi che restano, e cioè 1.546,01 euro entro il 15 novembre e altrettanto entro il 15 dicembre; la seconda, che si impegni a liberare campi e palazzina entro il 31 dicembre; la terza, che rinunci a qualsiasi azione legale nei confronti del Comune. La società dovrà dare una risposta entro il 12 novembre. In caso di silenzio o di non accettazione delle condizioni poste, la società dovrà sgomberare i locali entro il 22 novembre. Se non lo farà, interverrà il Comune addebitandole le spese.
Come si vede, il ricorso in autotutela che la società bocciofila aveva avanzato contro l’ordinanza comunale di sgombero emessa in aprile, non è andato in porto. Il Comune, infatti, l’ha respinto il 16 luglio, salvo poi concedere una prima proroga sino al 31 ottobre. Resta in piedi il debito di 251.781 euro (al 1º febbraio 2019) per affitti non pagati dalla Bocciofila e che il Comune pretende. È quanto ha maturato la società in 14 anni, dal 2005. Il contratto di concessione prevedeva che la società Bocciofila (nel contratto definita circolo Arci) pagasse al Comune un canone mensile di 1.345 euro da scomputare dai lavori, fino ad un massimo di 193mila euro, che la società avrebbe dovuto accollarsi. Alla fine, però, gli interventi effettuati ammontavano a12.639,13 euro.
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