MANTOVA. Oggi (11 novembre) si torna al lavoro in Corneliani, ancora frastornati ma uniti, come mai forse prima, a fare da argine al piano della proprietà con la batosta dei 130 esuberi annunciati. Gli operai tornano in fabbrica dopo due giorni di sciopero, rabbia e passione, con un pacchetto di altre sedici ore di stop da pianificare nelle prossime settimane. Mentre continua lo stato di agitazione, con il blocco degli straordinari in tutta l’azienda.
Già oggi le rappresentanze sindacali unitarie si riuniranno per decidere come proseguire la mobilitazione, innescata mercoledì dall’annuncio dei 130 esuberi (su 454 dipendenti), in coda alla presentazione del piano industriale. Buttato sul tavolo della discussione in Confindustria come fosse un dettaglio da poco, trascurabile, soltanto perché sollecitato dai sindacati.
Sindacati che hanno subito abbandonato il tavolo e riunito i lavoratori in assemblea straordinaria. Irricevibile è il giudizio senza appello che boccia un piano contestato sia nel merito dei tagli sia nel suo metodo, perché mercoledì Luigi Ferrando si è presentato in veste di direttore generale, senza più i galloni da amministratore delegato. Morale, la condizione per riaprire il confronto, insieme al ritiro degli esuberi, è la presenza delle proprietà al tavolo: il fondo Investcorp e ciò che resta della famiglia Corneliani.
Se la batosta è stata violenta, incredibile, i lavoratori hanno opposto una reazione di segno uguale e contrario, cementando la rabbia in una compattezza inedita. Una forza che poggia sulla consapevolezza di essere tutti sulla stessa barca, chiamati alla missione di salvare Corneliani come il prodotto di eccellenza che si fa a Mantova, e solo qui si può fare. Eccolo l’orgoglio di classe, in un moderno scenario di lotta nel quale le vecchie categorie tornano ad avere un senso. Eccolo il salto di coscienza, con le maestranze di qualità fiere di avere reso Corneliani grande nel mondo, prima che la famiglia vendesse senza avvisare nessuno.
Dalle proprietà si pretendono risposte certe circa gli investimenti, i 18,5 milioni di euro indicati nel piano industriale per il prossimo triennio: chi li metterà, e con quale orizzonte? Nel caso di Corneliani non occorre stravolgere il modo di fare le giacche, non c’è nulla da inventarsi, è necessario rilanciare il marchio (non l’etichetta) sul mercato. Un po’ di marketing e il consueto know how.