Palasport, l’ex direttore accusa: Mancati i controlli sul cantiere
Partite denunce a Carabinieri e Ordine degli Ingegneri e una querela al Comune. Nel mirino le prove di carico, le varianti chieste e i ritardi oltre i termini
Francesco Romani
VIADANA. Lavori di ricostruzione del tetto del Palasport caduto per la neve nel 2015, una bomba ad orologeria pronta ad esplodere. L’innesco potrebbe essere la durissima nota con la quale l’ex direttore lavori dimessosi il 24 settembre, l’architetto Francesco Palumbo, di Roma denuncia una serie di presunte irregolarità. Rendendo noto di avere presentato esposti al Consiglio Nazionale degli Ingegneri ed al Comando Carabinieri di Roma, oltre che una querela nei confronti del Comune. Sarà eventualmente la magistratura a sbrogliare le carte. Ma quali sono le accuse mosse dal professionista?
ritardo oltre la legge
Nella lunga missiva, 21 pagine zeppe di riferimenti legislativi, l’ex direttore dei lavori lamenta presunte omissioni da parte del Comune che non avrebbe dato corso ad azioni nei confronti delle ditte vincitrici dell’appalto (l’associazione temporanea di imprese fra la Tieni Costruzioni 1836 srl e la Camero ferramenta srl). Colpevoli, secondo Palumbo, di avere ampiamente superato i limiti temporali dell’appalto con 11 mesi di ritardo su 360 giorni contrattuali eseguendo solo il 44,13% dell’opera. Quando i ritardi superano il quarto dei termini contrattuali (come ha ricordato al Comune la Regione, che ha finanziato i lavori per 400mila euro), l’Amministrazione deve darne comunicazione all’Anac (l’Agenzia anticorruzione) e «recedere dal contratto in danno». Cosa che non è stata fatta.
Le prove di carico
Secondo Palumbo, ad eseguire i calcoli delle prove di carico era stato posto un progettista non iscritto all’albo, per di più direttore tecnico di una delle due ditte dell’appalto. Quindi il collaudatore (e sarà però la magistratura a verificarlo) avrebbe affidato i compiti di calcolo a una persona legata al soggetto controllato.
I lavori mancanti
Per l’ex direttore dei lavori, il fatto che il raggruppamento d’imprese fosse l’unico presentatosi all’appalto lo pone in condizioni di forza contrattuale mentre il Comune subisce in qualche modo la sudditanza alla situazione. La prova sarebbe nelle varianti (l’ultima vale 200mila euro), nei mancati lavori come la «non corrispondenza delle opere ai requisiti prestazionali sul carico di neve». Oppure la mancata prova di «tenuta strappo sulla copertura», la «rimozione dei difetti riscontrati dell’intradosso (la parte inferiore ndr) della copertura», le mancate «prove di tenuta delle opere di impermeabilizzazioni». Tutte mancanze o difformità riscontrate dal direttore lavori.
La richiesta documenti
La goccia che ha fatto traboccare il vaso e che ha provocato poi le dimissioni, è una lettera inviata dal Comune allo stesso Palumbo con la quale si chiedeva di inoltrare documentazione e contabilità (evidentemente non rinvenuta) relativa ai lavori. Pena una denuncia per sottrazione di documenti. Una minaccia alla quale Palumbo ha replicato spiegando di non dover inviare alcunché in quanto tutto è già a disposizione del Comune e replicando a sua volta con una denuncia.
Un braccio di ferro, dunque con accuse che Palumbo dovrà provare. Ma che rischiano di deflagrare in una situazione del cantiere, fermo da mesi, appena alla metà dell’opera e ormai alla ricerca del terzo direttore lavori dopo le dimissioni dell’architetto Tenca prima e dello stesso Palumbo ora. —
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